Notizie Forex: nuova discesa dell’Aussie su contrastati dati mercato lavoro, attesa per la BoE

Forex: nuova discesa dell’Aussie su contrastati dati mercato lavoro, attesa per la BoE

10 Febbraio 2011 08:56

Nuovo dietrofront del dollaro australiano sui mercati valutari. Oggi l’Aussie cede lo 0,69% rispetto al dollaro Usa con cross US$/AU$ a 0,9962. I dati odierni sul mercato del lavoro australiano hanno evidenziato una disoccupazione stabile, come da attese, al 5%. A gennaio sono stati creati 24 mila nuovi posti di lavoro rispetto ai 17.500 attesi dal mercato (consensus Bloomberg). A deludere invece il dettaglio relativo agli occupati a tempo pieno che risultano solo 8mila. Numeri che sono stati letti dal mercato come un segnale di crescita economica più lenta che frenerà la banca centrale nell’azione di rialzo dei tassi.

Senza direzione per il momento la sterlian in attesa dell’appuntamento con la decisione della Bank of England che alle ore 13 darà l’annuncio sia sui tassi sia sui tassi di interesse che sulle manovre di Quantitative Easing. Tassi attesi ancora invariati allo 0,5% anche se aumentano le pressioni per un rialzo nei prossimi mesi in scia al surriscaldamento dell’inflazione. Ieri la Confederation of British Industry ha rivisto al rialzo le attese di inflazione per il 2011 portandole a una media del 3,9% rispetto al 3,3% precedentemente stimato.

Prima che si riunisca il board della BoE si riunisce sempre l’SMPC, un comitato (Shadow Monetary Policy Committee) formato da 9 economisti che si riuniscono, una volta al mese per discutere della situazione economica del Regno Unito e proporre alternative d’azione, tra le quali eventuali mosse sui tassi di rifinanziamento del sistema interbancario. Nel meeting di febbraio l’SMPC si è espresso a favore di un rialzo dei tassi, con 5 dei 9 membri votanti che hanno votato a favore di questa decisione. “Il fatto che essi siano così specializzati sull’economia Uk – rimarca la nota odierna di Fxcm – ci fa capire quanto possano essere importanti i pareri da loro espressi, ed il fatto che abbiano virtualmente alzato i tassi ci fa comprendere come le pressioni inflattive siano un problema che occorre considerare in maniera seria”.