Notizie Forex: euro/dollaro chiusura mensile sotto 1,1200 è significativo segnale negativo

Forex: euro/dollaro chiusura mensile sotto 1,1200 è significativo segnale negativo

2 Marzo 2015 10:08

L’ampio rettangolo che ha accompagnato il cambio euro/dollaro da fine gennaio è stato rotto al ribasso giovedì scorso e, stante la compressione di volatilità ben visibile sul grafico daily, il movimento è stato deciso. Una violazione che potrebbe aver rimesso in moto il trend di discesa della valuta unica europea nei confronti di quella americana. Il primo livello che verrà messo ora sotto pressione sono i minimi del 26 gennaio scorso a 1,1098. Al di sotto di 1,1098 verrebbero rinnovati i minimi dal maggio 2003. Diverse le ragioni che spiegano come mai l’uscita dalla figura grafica di compressione sia avvenuta verso il basso. Per Filippo Scimone, trader professionista “il casus belli è stato il dato sull’andamento dei prezzi al consumo negli States”. In particolare la rilevazione core, meno volatile: “Questa indicherebbe che l’ottimismo della Fed circa il raggiungimento del suo target di inflazione nel medio periodo ha qualche fondamento. Altri dati rilasciati mostravano inoltre un aumento delle retribuzioni”.

Employment report, attenzione all’andamento dei salari

Proprio il parametro della crescita salariale sarà uno degli indicatori più osservati nell’employment report che concluderà, venerdì, la settimana macroeconomica americana. Secondo l’Ufficio studi e ricerche di Intesa Sanpaolo dovrebbero arrivare “indicazioni molto positive per tutti gli indicatori delle indagini” anche se “la crescita dei salari orari dovrebbe rallentare, riportandosi sul trend di aumenti moderati (+0,2% m/m) dopo l’impennata di gennaio (+0,5%). Il messaggio dell’employment report dovrebbe essere ancora una volta inequivocabilmente positivo e confermare l’ulteriore avvicinamento alla piena occupazione” con attese per un calo dei disoccupati al 5,6% dal 5,7% precedente e la creazione di 225mila nuove buste paga. 

Seconda ragione che ha favorito la rottura al ribasso del canale laterale è l’inizio del Quantitative easing (Qe) della Banca centrale europea che tuttavia, spiega Scimone “da oltre un mese è già prezzato nei corsi dell’euro. Adesso però se ne vedono gli effetti anche sull’andamento dei rendimenti obbligazionari: i titoli tedeschi a 5 e 7 anni hanno rendimenti negativi e quelli di almeno otto paesi dell’Eurozona sono al minimo storico”.

La Yellen con le mani libere 

Elementi aggiuntivi sono stati il Pil americano leggermente superiore alle attese e l’intensificarsi “di esponenti Fed nel dibattito sul rialzo dei tassi”. Martedì la presidente della Federal Reserve Janet Yellen ha chiarito che il rialzo dei Fed funds non dipenderà in maniera automatica dall’eliminazione della parola “paziente” dallo satement. “Tolto l’aggettivo in ogni riunione successiva verrà presa in considerazione la possibilità di alzare i tassi” ha affermato la Yellen. “A mio avviso – riprende Scimone – la Fed non vuole legarsi le mani fin da marzo. Senza la precisazione togliere l’aggettivo avrebbe significato far intendere al mercato che i tassi sarebbero stati alzati a giugno, al contrario lasciarlo avrebbe escluso questa possibilità. A mio avviso al 51% l’aggettivo ‘paziente’ ci sarà ancora nello statement di marzo proprio per la necessità di vagliare fino all’ultimo momento il timing del rialzo. Una percentuale che dipende anche dall’andamento del mercato del lavoro, considerando soprattutto l’eventuale crescita delle retribuzioni e quindi dai dati sul mercato del lavoro di venerdì prossimo”.
Graficamente “la chiusura di settimana scorsa sotto 1,1200 apre alla possibilità di un movimento verso quota 1,0800 per l’euro – si legge in una nota di CMC Markets UK – mentre si riduce la prospettiva di rimbalzi. La chiusura mensile sotto 1,1200 è un deciso segnale negativo”.