Forex: l’euro torna a crescere dopo i timori di un downgrade francese
Segno più per la moneta unica. Dopo aver toccato un minimo di seduta a 1,3069 dollari in scia delle voci di un possibile downgrade del merito di credito francese da parte dell’agenzia Moody’s, il cambio eurodollaro ha beneficiato della smentita arrivata da una fonte ufficiale riportata dall’agenzia Reuters. La notizia ha fatto il paio con le voci diffuse in mattinata dal quotidiano britannico “The Telegraph” relative il possibile taglio dell’outlook olandese da parte di Fitch.
Nel corso della prima parte l’eurodollaro aveva toccato un massimo di seduta a 1,3165 dopo la diffusione dei risultati dell’asta indetta dal Tesoro spagnolo. Madrid questa mattina ha collocato titoli per un totale di 2,541 miliardi di euro, leggermente al di sopra dei 2,5 miliardi previsti in precedenza. Il 2 anni ha registrato un rendimento medio del 3,463% con bid-to-cover pari a 3,3 mentre il rendimento del decennale si è attestato sotto quota 6% al 5,743%. La domanda è stata pari a 2,4 volte il quantitativo offerto contro le 2,2 volte dell’asta di gennaio.
Il cross eurodollaro in questo momento scambia sostanzialmente in linea con il dato precedente a 1,3120 mentre l’incrocio con lo yen sale dello 0,3% a 106,95. Per quanto riguarda il cambio con il biglietto verde “ribadiamo -ha dichiarato Vincenzo Longo di IG Markets – la view secondo cui deve lasciarsi alle spalle il livello di 1,31 per evitare un ritorno sui minimi di periodo”. La divisa nipponica, in scia delle attese di nuovi interventi della Banca centrale, perde terreno anche contro il dollaro (usdjpy a 81,47). “Il supporto rimane a 81 -rileva Longo- dove passa la trend line che unisce i minimi del 31 ottobre e i massimi del 25 gennaio, mentre la resistenza statica si colloca a 81,80, il massimo del 10 aprile scorso”.
Per quanto riguarda le indicazioni macro arrivate dagli Stati Uniti, nuova crescita per le richieste di sussidio di disoccupazione, salite la scorsa settimana a 386 mila. Peggio del previsto anche l’indice Philadelphia Fed, sceso a 8,5 punti, e le vendite di case esistenti, in calo a 4,48 milioni. L’unica indicazione sopra il consenso arriva dal superindice, salito dello 0,3% mensile a marzo.