Forex: l’euro recupera terreno in scia dei dati macro
Seconda parte di seduta con il segno più per l’eurodollaro. Dopo essere scesa ai minimi da due settimane a 1,316, la moneta unica nel corso della seconda parte è si è apprezzata nei confronti del biglietto verde in scia delle indicazioni migliori delle attese arrivate dai dati macroeconomici. In questo momento per acquistare un euro sono necessari 1,3224 dollari, lo 0,3% in più rispetto al dato precedente.
A febbraio l’indice statunitense che misura la fiducia dei direttori degli acquisti del settore servizi si è attestato a 57,3 punti, 0,5 punti in più rispetto al dato precedente e +1,2 rispetto alle attese. Meglio del previsto anche gli ordini alle imprese di gennaio, che, visti in calo dell’1,3% mensile, sono scesi di 1 punto percentuale. Indicazioni positive sono arrivate dalle vendite al dettaglio europee, salite dello 0,3% a gennaio, mentre il Pmi servizi del Vecchio continente ha deluso attestandosi a 53,8 punti.
Seduta in crescendo anche per il cambio dollaroyen che dopo esser sceso a 81,14 ha recuperato terreno e ora si attesta a 81,38. Nella prima parte la moneta nipponica aveva beneficiato del suo ruolo di valuta rifugio dopo la notizia del warning sulla crescita cinese nel 2012. Le autorità del celeste impero per l’anno corrente si attendono un incremento del Pil del 7,5%, contro il +9,2% del 2011. Era dal 2005 che la crescita cinese non scendeva sotto la soglia dell’8%.
“Dietro all’apprezzamento della valuta nipponica -ha rilevato Vincenzo Longo di IG Markets- si nascondono anche gli acquisti della valuta locale da parte degli esportatori giapponesi in vista della chiusura dell’anno fiscale (fine marzo)”.
Segno meno per le commodity currencies. Il dollaro australiano, anche detto aussie, vede il cambio con il dollaro scendere dello 0,5% a 1,0656 usd mentre l’incrocio dollaro Usa/dollaro canadese sale a 0,9941. Nel corso della settimana le banche centrali saranno protagoniste. Domani si riunirà il board della Reserve Bank of Australia mentre giovedì 8 sarà la volta della Bank of England, della Bce e della Bank of Canada.