Forex: euro ancora debole, Moody’s minaccia la tripla A francese
Secondo giorno di vendite sull’euro. Dopo il nein arrivato dal Ministro delle Finanze tedesco ad soluzione definitiva della crisi europea nel summit del 23 ottobre, nuove indicazioni ribassiste per la moneta unica. La mattinata si è aperta con i dati in arrivo dalla Cina, che nel terzo trimestre ha registrato una crescita annua del Prodotto interno lordo del 9,1%, 20 punti base in meno rispetto al consenso.
Poi è arrivata la notizia che Moody’s ha posto sotto esame l’outlook sul rating sovrano AAA della Francia, che potrebbe essere ridotto a negativo da stabile; infine è stato annunciato il dato relativo la fiducia degli investitori tedeschi (Zew), sceso a -48,3 punti, il livello più basso dal novembre 2008.
Nonostante il clima di avversione al rischio l’eurodollaro si conferma sopra quota 1,37 a 1,3728 dopo aver toccato nel corso del pomeriggio un minimo di seduta a 1,3652. In lieve calo a 105,5 l’euroyen.
Andamento altalenante per il dollaroyen, che ha recuperato terreno dopo la pubblicazione del dato relativo l’andamento dei prezzi alla produzione, saliti a settembre dello 0,8% mensile e del 6,9% annuo. Gi analisti avevano pronosticato un +0,2% m/m ed un +6,4% a/a. Maggiore delle stime anche il dato “core”, quello calcolato al netto delle componenti più volatili, salito dello 0,2% mensile. In questo momento il greenback scambia in sostanziale parità contro la moneta nipponica a 76,83 yen.
Per quanto riguarda gli altri dati macro del giorno, +5,2% annuo per l’inflazione a settembre. Il dato nella precedente rilevazione si era attestato al 4,5% e gli analisti avevano pronosticato un rialzo più contenuto (+4,9%). “La sterlina -rileva Christopher Beauchamp nel Forex Focus di Ig Markets- ha perso terreno in scia della constatazione che la crescita dell’inflazione nel ridurre il reddito reale potrebbe colpire la crescita nel Regno Unito. In condizioni normali un aumento dell’inflazione avrebbe favorito la sterlina, ora invece un eventuale incremento dei tassi non è praticabile perché compromettere seriamente la crescita”.