Forex: è ancora corsa alle valute rifugio, dollaro debole in attesa della Fed
L’avversione al rischio spinge anche oggi gli investitori verso le valute rifugio, il franco svizzero e lo yen. In particolare la valuta elvetica ha aggiornato oggi i propri massimi storici rispetto all’euro: il cross chf/euro ha toccato nella notte un massimo a 0,9424 per poi ritracciare in area 0,936. Settimana scorsa la banca centrale svizzera ha tagliato i tassi di interesse evidenziando come l’outlook economico sia peggiorato a causa dell´apprezzamento della moneta preannunciando ulteriori misure per combattere la forza del franco svizzero.
Tra gli altri cross spicca l’accentuarsi della debolezza del dollaro statunitense. Il dollaro/yen si è riportato nei pressi dei minimi storici a ridosso di quota 77 yen. La valuta statunitense ha aggiornato in questi minuti i minimi storici verso il franco svizzero con $/chf sceso per la prima volta sotto quota 0,74.
Oggi è in agenda la riunione del Fomc, il comitato di politica monetaria della Federal Reserve, che dovrebbe confermare il costo del denaro ai minimi storici e reiterare l’impegno a mantenere ancora a lungo gli stimoli monetari straordinari. L’acuirsi delle tensioni sui mercati e il marcato rallentamento dell’economia americana hanno aumentato le pressioni sulla banca centrale statunitense per un terzo round di allentamento monetario. “Considerando le forze negative in gioco – commentano gli analisti di Société Générale – è probabile un nuovo round di quantitative easing”. “A seguito delle vendite massicce delle ultime sedute – rimarca il Forex Morning Comment odierno di CMC Markets – si attende di conoscere la posizione della Fed in merito alla possibilità di un terzo QE. Le uniche munizioni rimaste alla banca centrale americana sembrano essere quelle di mantenere i tassi ai minimi, oltre a ridurre il tasso di deposito applicato dalla Fed alle banche al fine di iniettare maggiore liquidità al mercato. Rispetto alla crisi di tre anni fa, infatti, la Fed sembra avere le armi spuntate soprattutto in considerazione del fatto che il governo americano dovrà implementare le misure di austerità previsti dall’accordo al Congresso”.