Forex: la crisi greca spinge l’euro verso i minimi a 12 mesi
E’ ancora il fantasma del fallimento di Atene a tenere in pugno le Borse del Vecchio Continente. Ieri le scommesse su una prossima insolvenza dello stato greco, in scia alla bocciatura di Moody’s, che ha abbassato da A2 ad A3 il rating del debito sovrano del paese, lasciando aperta la porta a una nuova bocciatura, si sono rafforzate. E oggi non va meglio. Complice anche una speculazione che gira a mille: secondo l’ultimo tam tam di mercato Atene sarebbe, infatti, pronta a chiedere ai governi europei un prestito ponte obbligazionario da circa 8,5 miliardi di euro da ottenere per il prossimo mese. Lo scrive l’agenzia Bloomberg che cita una fonte del governo greco, la quale ha tuttavia precisato che nessuna decisione è stata ancora presa. Il prestito servirebbe a coprire le necessità finanziarie della Grecia in attesa che si possa attivare il meccanismo del pacchetto di aiuti da 45 miliardi varato dalla Ue e dal Fondo monetario internazionale. E in attesa di verità sul mercato si respira tanto nervosismo. Il Cds a cinque anni è salito a 645,7 punti base (634 ieri). Il governativo decennale paga un rendimento dell’8,92%, con uno spread sul corrispondente titolo tedesco di ben 606 punti base: nuovo record degli ultimi 12 anni.
Sul mercato valutario l’euro oggi si è portato nei pressi dei minimi a 12 mesi a quota 1,3202 dollari per poi risollevarsi grazie soprattutto alla crescita oltre le attese dell’indice Ifo business climate ad aprile.
E la tensione si allarga a macchia d’olio: come notano alcuni trader, i problemi greci si stanno trasferendo sempre di più sugi altri mercati periferici dell’Eurozona, ossia quelli considerati più a rischio. La pressione, in particolare, si fa sentire sulla Spagna e, soprattutto, sul Portogallo, dove lo spread del decennale stamattina si è allargato di 3 punti a 199. Come osserva Stephen Dulake, strategist di Jp Morgan, senza troppi giri di parole il punto è uno solo: l’evolversi della situazione greca non è affatto scontata. “Gli obiettivi dell’Unione Europa e del Fondo monetario internazionale nell’annunciare i dettagli del piano di emergenza al pacchetto di sostegno di Atene corrono lungo due traiettorie: la prima è quella di aiutare il governo greco a prendere forza nella sua sfida volta a dimostrare di avere carattere per uscire fuori dal baratro in cui è caduto mentre la seconda è quella do salvaguardare la stabilità dell’eurozona, limitando il contagio ad altri stati europei”, snocciola l’esperto.
Indicazioni che a suo avviso potrebbero significare una sola cosa: le istituzioni politiche non hanno giocato bene il loro ruolo, anche perché – sottolinea ancora lo strategist di Jp Morgan – il sentiment attorno ad Atene è peggiorato negli ultimi giorni. Tanto che adesso in molti hanno iniziato ad avvertire una situazione di confusione attorno all’investiment grade rating.
Molte istituzioni politiche danno per scontato che la soluzione della crisi greca passerà per la ristrutturazione del debito. Ma la caduta degli dei ad Atene potrebbe anche non essere così prevedibile. “Come hanno puntualizzato i nostri economisti – riprende Dulake – ci sono argomenti credibili che portano a pensare che la ristrutturazione non sia così lontana e che la Grecia in primo luogo cerchi di tamponare l’emergenza debiti, nonostante queste considerazioni la situazione del debito del Paese resta esplosiva. Nel mercato del credito, se fosse una società che brucia in continuo cassa, potrebbero nascere dubbi sulla reale capacità del management dell’impresa nel riuscire a salvarla”. Questo – prosegue Dulake – non va ad ogni modo interpretato come una dichiarazione di resa. “Non significa che non ci sia una reale volontà di ristrutturare il debito. Tuttavia questa situazione potrebbe essere ben rappresentata pensando al debito cattivo che si trova in una impresa”. A suo avviso non è inoltre detto che si concretizzi lo scenario che prevede che l’Unione europea tenda concretamente una mano ad Atene con lauti aiuti. “La finalità di questa analisti non è suggerire che una ristrutturazione del debito sia imminente, ma semplicemente quella di prendere coscienza che la ristrutturazione del debito di Atene è un fattore che potrebbe giocare un ruolo chiave in uno scenario in cui le linee di rischio di liquidità e il rischio di solvibilità stanno diventando sempre più trasparenti”. Una partita insomma ancora da giocare, dove al momento non ci sono vinti e vincitori.