Il fisco presenta il conto a Google
Il fisco italiano potrebbe presentare un conto da 96 milioni di euro a Google. Il motore di ricerca americano non avrebbe infatti dichiarato, secondo una verifica fiscale della Guardia di Finanza, oltre 240 milioni di euro. Lo ha reso noto il sottosegretario al ministero dell’Economia Vieri Ceriani nel corso di un’interrogazione parlamentare in risposta a una domanda del deputato Pd Stefano Graziano.
Il colosso di Mountain View vede così allungarsi la fila di esattori alla sua porta. Già Gran Bretagna, Germania, Francia e Australia stanno concentrando l’attenzione sui ricavi effettuati sui rispettivi suoli nazionali ma dichiarati in nazioni con fisco “agevolato” come per esempio l’Irlanda.
La scappatoia legale consiste nel dichiarare nel paese, solamente le provvigioni girate dalla sede Google Inc. o Google Ireland per meri servizi di marketing and services agreement. In pratica gli uffici italiani di Google sarebbero solamente un intermediario per i contratti sottoscritti con la casa madre irlandese. Il grosso dei ricavi pubblicitari raccolti da Google può essere così dichiarato altrove.
In realtà il caso non riguarda solo Google ma in generale le multinazionali, in particolare quelle tecnologiche come Apple, Amazon o Microsoft. Google ha dichiarato all’agenzia Ansa di rispettare “le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera” e di essere pronta a collaborare con le autorità locali, ma si prepara in realtà a dare battaglia anche negli altri Paesi. In Germania, dove in questi giorni verrà discussa in Parlamento la “link tax” che punta a redistribuire i proventi che Google genera con la raccolta pubblicitaria, proposta condivisa anche dalle federazioni degli editori in Italia e Francia, Google ha avviato una campagna online: “Difendi la tua rete. Continua a trovare quello che cerchi”. Obiettivo della campagna è difendere l’informazione e i servizi online che Google rende gratuitamente a milioni di utenti.