Fiat al Governo dopo incontro fiume: restiamo in Italia. Investimenti al momento giusto per sfruttare la ripresa
Dopo un incontro fiume a Palazzo Chigi Fiat chiarisce che non ha intenzione di lasciare l’Italia. In un comunicato congiunto diffuso dal Lingotto e dal Governo si spiega che i vertici della casa torinese “hanno manifestato l’impegno a salvaguardare la presenza industriale del gruppo in Italia, anche grazie alla sicurezza finanziaria che deriva soprattutto dalle attività extraeuropee”. Dichiarazione che ricalca le parole di Sergio Marchionne rilasciate nei giorni scorsi.
L’amministratore delegato di Fiat, che insieme al presidente John Elkann ha incontrato ieri pomeriggio il premier Monti e i ministri Passera e Fornero, aveva dichiarato a La Repubblica di voler mantenere il gruppo in Italia attraverso i guadagni fatti all’estero, in particolare in Nord America e Brasile.
Tornando al comunicato pubblicato dopo oltre 5 ore di incontro con il Governo, Fiat ha spiegato la sua intenzione di “riorientare il proprio modello di business in Italia in una logica che privilegi l’export, in particolare extra-europeo”. Il gruppo torinese, inoltre, ha manifestato “piena disponibilità a valorizzare le competenze e le professionalità peculiari delle proprie strutture italiane, quali ad esempio l’attività di ricerca e innovazione”.
Gli investimenti arriveranno al momento giusto e, per maggiori dettagli su questo punto, bisognerà con ogni probabilità attendere il Cda del Lingotto in programma il prossimo 30 ottobre. Fiat si legge infatti nel comunicato “ha confermato la strategia a investire in Italia, nel momento idoneo, nello sviluppo di nuovi prodotti per approfittare pienamente della ripresa del mercato europeo”.
La strategia principale del Lingotto è quella di lavorare appieno all’integrazione tra le piattaforme di Fiat e di Chrysler. Dopo aver ricordato i 5 miliardi di euro di investimenti realizzati in Italia negli ultimi tre anni, Fiat ha espresso il suo apprezzamento “per l’azione del Governo che ha giovato alla credibilità dell’Italia e ha posto le premesse, attraverso le riforme strutturali, per il miglioramento della competitività, oltre che per un cambiamento di mentalità idoneo a favorire la crescita”.