Notizie Notizie Italia Festa della donna: solo l’11% delle italiane ambisce a diventare ceo della propria azienda

Festa della donna: solo l’11% delle italiane ambisce a diventare ceo della propria azienda

8 Marzo 2016 10:08
Solo l’11% delle donne italiane aspira a diventare amministratore delegato (ceo) o managing director della propria azienda.  A rilevarlo il sondaggio “Leading Women Survey” che Hays, società leader nel recruitment specializzato, ha condotto su un campione di oltre 11.500 persone di tutto il mondo. In generale dallo studio emerge che le professioniste dei Paesi europei sembrano essere meno ambiziose delle colleghe dei mercati in via di sviluppo. Infatti anche le donne francesi, tedesche e inglesi non puntano al comando della propria azienda. In Inghilterra, ad esempio, solo 1 donna su 10 ambisce alla carica di ceo o managing director, rispetto al 28% di Malesia, 22% di Colombia e 18% di Emirati Arabi Uniti. 
Quasi il 40% aspira “solo” a un ruolo di manager 
Le donne europee mostrano più propensione per i ruoli di middle o senior management. 4 italiane su 10 (39%), ad esempio, dichiarano che si sentirebbero professionalmente appagate se fossero promosse manager. Obiettivo condiviso anche dal 36% delle inglesi. Mentre solo il 33% degli uomini intervistati aspira a raggiungere un livello manageriale. La quasi totalità degli intervistati da Hays dichiara che la propria organizzazione non ha una policy finalizzata al rispetto dell’identità di genere (44%) o non è sicura della sua esistenza (28%).
Nel mondo solo 9% dei ceo è donna 
Si spiega così il fatto che siano ancora poche le donne ai vertici delle aziende. A livello globale solo il 9% delle donne è amministratore delegato (ceo) o chief operating officer (coo), percentuale che sale al 18% se si tratta della figura di chief financial officer (dati Grant Thornton “Women in business: the path to leadership”, 2015). 
“I risultati dell’indagine fanno riflettere – afferma Allistair Cox, ceo di Hays – è davvero preoccupante che così poche donne vogliano raggiungere posizioni apicali all’interno della propria azienda preferendo, invece, ruoli di middle e senior management”. “È importante – continua Cox – che le imprese sviluppino delle iniziative e dei piani per incoraggiare il talento femminile ai vertici. L’uguaglianza di genere può, infatti, offrire ad un’organizzazione innumerevoli benefici come una maggiore produttività o migliori risultati aziendali. Chiaramente è indispensabile che le aziende iniziano a pensare a tali programmi in una logica di lungo termine e non come semplici palliativi”.