Fed, verso primo rialzo tassi dell’era Jerome Powell. Economisti prevedono quattro strette nel 2018
Prende il via oggi la prima riunione del Fomc della nuova era Jerome Powell, neo presidente della Fed che ha preso il posto, come ha voluto Donald Trump, di Janet Yellen.
La riunione si concluderà domani, mercoledì 21 marzo, con quello che molto probabilmente sarà il primo rialzo dei tassi di interesse del 2018. La mossa è ampiamente scontata, e i mercati, così come è nella loro natura, guardano già avanti.
Quante strette monetarie ci saranno nel corso di quest’anno? La risposta la dà un sondaggio di Bloomberg, a cui hanno partecipato 41 economisti nei giorni compresi tra il 13 e il 16 marzo.
La stima mediana è di un rialzo dei tassi di 25 punti base nella giornata di domani, e di altre tre strette monetarie della stessa portata nei meeting di giugno, settembre e dicembre. Ben quattro rialzi del costo del denaro, dunque, anche se gli economisti precisano che Jerome Powell & Co. continueranno a prevederne tre negli outlook che aggiornano su base trimestrale.
Nella tabella, le previsioni degli economisti sulle prossime mosse della Fed e la differenza rispetto a quanto era stato previsto nel sondaggio precedente di dicembre.
Le stime degli economisti prevedono interventi della Federal Reserve di Jerome Powell più aggressivi di quelli che sta scontando il mercato; i futures sui fed funds stanno scommettendo infatti al momento su quattro rialzi o anche più nel corso del 2018 con una probabilità del 35% appena, in rialzo, comunque, rispetto a meno del 10% di tre mesi fa. La probabilità dell’annuncio di una stretta monetaria nella giornata di domani è, invece, pari al 100%.
Così Joel Naroff, direttore generale di Naroff Economic Advisors di Holland, Pennsylvania, ha risposto al sondaggio Bloomberg:
“Visti i solidi dati economici, è probabile che la Fed lanci un vago avvertimento sulla possibilità di ulteriori rialzi dei tassi rispetto a quanto atteso”.
Quasi la metà degli intervistati ritiene inoltre che i funzionari della Fed modificheranno il contenuto del comunicato che segue il meeting, affermando esplicitamente che i rischi al loro outlook sono al rialzo.
L’altra metà esclude invece un tale cambiamento e ritiene che il Fomc continuerà ad affermare che l’outlook di breve termine è “grosso modo bilanciato”.
Scott Anderson, responsabile economista presso Bank of West di San Francisco, per esempio, mette in evidenza la debole “performance delle vendite al dettaglio di inizio anno, che rappresenta una sfida al ribasso inattesa”, insieme alle minacce di guerre commerciali e comunque di una politica commerciale improntata al protezionismo.
La maggior parte degli economisti ritiene in ogni caso che i rischi di una crescita del Pil e di un’inflazione più alte delle attese sono in rialzo: tre/quarti circa degli interpellati sottolineano che tali rischi puntano verso l’alto, rispetto al 63% di dicembre.
Aumenta anche il numero degli economisti che ritengono che l’inflazione testerà il target del 2% stabilito dalla Fed più velocemente delle attese: almeno un quarto degli intervistati ritiene che il tasso di inflazione si attesterà a tale livello o lo supererà per tre mesi consecutivi entro il secondo trimestre di quest’anno, rispetto al 13% di chi ha partecipato al sondaggio di dicembre.
La stima mediana su quanto saliranno i tassi sui fed fund è salita anch’essa, al 3,25%, dal 2,75% precedente.