Fed conferma era rialzo globale dei tassi, ma Fitch: bond sovrani con tassi negativi balzano a $9,7 trilioni. Oggi riunione Bce
La Fed alza i tassi di interesse portandoli al nuovo target compreso tra l’1,25% e l’1,5%. Seguono a ruota anche la People’s Bank of China e l’autorità monetaria di Hong Kong. In calendario oggi anche le riunioni di diverse banche centrali, in primis la Bce di Mario Draghi, che si prepara a dimezzare il bazooka monetario Quantitative easing a partire dal prossimo anno.
Propende verso ulteriori strette monetarie anche la Bank of England, che dovrebbe alzare i tassi ancora nel 2018, così come la Fed (in questo caso, le previsioni sono di ben strette monetarie).
La Bce per ora sembra confermarsi un’eccezione, anche se diversi analisti sottolineano che il tapering sarà comunque lanciato nel 2018, a dispetto di quanto afferma Draghi, che continua a evitare di pronunciare quella parola, temendo forse un “Taper Tantrum”.
Ci sono poi anche alcuni strategist che ritengono che Francoforte dovrà alla fine cedere, e aumentare anch’essa il costo del denaro, già a partire dall’anno prossimo (per ora il consensus stima un rialzo dei tassi solo nel 2019).
Fatto sta che il rialzo globale dei tassi è iniziato: oltre alla Cina e ad Hong Kong, dopo l’annuncio della Fed hanno alzato il costo del denaro anche gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e il Bahrein, tutti nell’arco di poche ore.
E c’è chi, come JP Morgan, prevede che nell’arco del prossimo decennio ci saranno ben 1000 rialzi dei tassi.
Sulla base di queste prospettive, sconcerta un po’ apprendere che, nonostante le mosse della Fed e degli altri istituti centrali di tutto il mondo, l’ammontare dei bond che presentano tassi negativi sia in realtà cresciuto su base annua, dai $9,3 trilioni dello scorso anno, a $9,7 trilioni di oggi. E’ quanto emerge da un report di Fitch.
“L’ammontare totale, a livello globale, dei debiti sovrani con rendimenti negativi rimane a livelli elevati, nonostante il piano della Bce volto a ridurre gli acquisti mensili di asset in un contesto di miglioramento dei fondamentali economici in Eurozona – si legge nella nota – In data 4 dicembre, 2017, i debiti sovrani a tassi negativi erano $9,7 trilioni, rispetto ai $9,5 trilioni del 31 maggio del 2017 e i $9,3 trilioni dello scorso anno”.
La spiegazione potrebbe risiedere nella stessa Bce. E’ vero infatti che il Quantitative easing sarà dimezzato a partire dal prossimo anno. Ma è altrettanto vero che la Bce, in base ai suoi piani, acquisterà nel 2018 qualcosa come una quantità di bond pari a 2,25 volte il volume atteso delle nuove emissioni.
Tornando alla Fed, la stretta monetaria è la terza e ultima del 2017, ed è stata pari, come negli altri casi, a un quarto di punto percentuale.
La banca centrale americana ha anche rivisto al rialzo l’outlook sul Pil Usa, che prevede in crescita del 2,1% e del 2% nel 2019 e nel 2020, rispetto al +2% e +1,8% attesi tre mesi fa. Aumentato inoltre l’outlook sull’inflazione del 2018, dall’1,6% precedente all’1,7%.
Si tratta di un valore comunque inferiore al target della banca centrale, pari al 2%, che non dovrebbe essere raggiunto, secondo le previsioni Fed, prima del 2019. In ogni caso, l’istituto ritiene ancora che i tassi Usa saranno alzati altre tre volte nel corso del prossimo anno.