Notizie Notizie Mondo Fed, Apple, lavoro Usa: tra trimestrali e banche centrali settimana rovente per mercati

Fed, Apple, lavoro Usa: tra trimestrali e banche centrali settimana rovente per mercati

30 Luglio 2018 08:45

Si profila una settimana concitata per Wall Street e, di conseguenza, per l’intero azionario globale, con appuntamenti che vedranno sotto i riflettori la decisione della Fed sui tassi, la pubblicazione del report occupazionale Usa venerdì prossimo, 3 agosto, e la trimestrale di Apple nella seduta di domani, martedì 31 luglio.

In quella che sarà la settimana finale cruciale per le trimestrali di Wall Street, a svelare i conti saranno anche colossi del calibro di Caterpillar (nella sessione odierna); di Procter & Gamble e Pfizer (martedì); e di Tesla (mercoledì).

A dispetto delle cocenti delusioni targate Facebook e Twitter, l’esito degli annunci sulle trimestrali diramati fino a oggi è positivo. In media, gli utili diffusi dalla Corporate America sono saliti del 22,6% su base annua, e diverse aziende hanno battuto le attese del consensus, per un rapporto di 4 a 1.

Intervistato dalla Cnbc Jack Ablin, responsabile della divisione investimenti presso Cresset Wealth Management, ha spiegato la trepidazione per i conti di Apple, facendo notare che questi hanno la capacità di influenzare tutto il mercato nel complesso, visto che il colosso “ha tentacoli in tutta l’economia e negli indici azionari”.

Il report occupazionale Usa sarà comunicato venerdì prossimo: gli analisti di Thomson Reuters prevedono una creazione di nuovi 195.000 posti di lavoro nel mese di luglio, a fronte di un tasso di disoccupazione in calo dal 4% al 3,9%.

Il dato chiave da monitorare, per l’influenza che ha sulle decisioni di politica monetaria della Fed, è quello dei salari medi orari che, secondo il consensus, confermerà il trend rialzista, salendo dello 0,3% su base mensile e del 2,7% su base annua.

Cosa dire, a tal proposito, della Fed, che annuncerà la sua decisione sui tassi mercoledì 1° agosto, al termine della riunione di due giorni del Fomc?

Gli analisti sono concordi nel ritenere che è improbabile che la banca centrale guidata da Jerome Powell alzi i tassi prima di settembre. Ci si concentrerà in ogni caso sul comunicato, che “sarà importante”, come ritiene Quincy Krosby, responsabile strategist di mercato presso Prudential Financial:

“Il mercato sta cercando di capire. Al momento, settembre sembra cosa fatta…Ma la Fed per caso intravede qualche elemento, sia in merito alla questione dei dazi doganali (dunque alla guerra commerciale) che riguardo agli ultimi dati economici, che possa portarla a frenare” sulle strette monetarie?

L’incognita rimane la mossa che Powell & Co. decideranno di adottare a dicembre.

Allo stesso tempo Lee Ferridge, responsabile della divisione di strategia macro del Nord America per State Street, sempre alla Cnbc segnala che questa settimana “la Bank of Japan potrebbe rivelarsi più importante della Fed”. E questo perchè la BoJ potrebbe considerare l’opzione di porre fine a uno dei pilastri della sua strategia, ovvero quello di stabilire il target dei tassi dei bond decennali allo zero.

La banca centrale diffonderà il comunicato domani, 31 luglio. E se “i tassi sui bond giapponesi saliranno, potremmo assistere sicuramente a un rialzo che riporterebbe i rendimenti dei Treasuries Usa a 10 anni oltre la soglia del 3% – spiega Ferridge – Se ciò dovesse accadere, sarebbe negativo in generale per il rischio, azionario incluso“.

Art Hogan, responsabile strategist mercati presso B. Riley FBR, ritiene invece che se i tassi sui Treasuries dovessero tornare a superare il 3%, l’azionario non dovrebbe subire scossoni, a meno che il trend dei rendimenti non continuasse a confermarsi rialzista.

In ogni caso, fonte di maggiore preoccupazione sarebbe un eventuale ulteriore appiattimento della curva dei rendimenti.

“Saremmo più preoccupati se i tassi a 10 anni non salissero quanto quelli a due anni”, ha detto Hogan, avvertendo che “un rialzo dei tassi decennali oltre il 3% non scatenerebbe il sell off sull’azionario, a meno che i tassi a due anni non si muovessero più velocemente, salendo ancora di più”.

D’altronde, è risaputo che l’appiattimento della curva dei rendimenti viene considerato campanello di allarme per l’economia. Più precisamente, campanello di allarme che suona per avvertire del rischio di recessione.