Notizie Notizie Mondo FED, al via meeting. Analisti rivedono al ribasso probabilità rialzo dei tassi a settembre

FED, al via meeting. Analisti rivedono al ribasso probabilità rialzo dei tassi a settembre

31 Luglio 2018 15:26

Fari puntati oggi sulla Federal Reserve.  Dopo la Bank of Japan che per la prima volta da settembre 2016 ha annunciato dei piccoli aggiustamenti nel programma di riacquisto, oggi i trader guardano alla banca centrale statunitense il cui meeting inizia oggi e si concluderà domani, mercoledì 1° agosto. Anche se non si prevede che la Fed aumenti i tassi di interesse – che allora rimarranno fermi all’1,75-2% – gli investitori presteranno attenzione al parere della banca centrale sull’economia e sugli indizi di futuri aumenti dei tassi di interesse.

El-Erian: possibile rialzo tassi a settembre oltre il 50%

Il presidente della FED Jerome Powell ha alzato i tassi di interesse due volte quest’anno e ha indicato che altri due sono in arrivo entro la fine del 2018. Ma secondo l’economista El-Erian la probabilità di un rialzo dei tassi a settembre è ben al di sotto di quanto si aspettano i trader. In base allo strumento FedWatch di CME le probabilità di un aumento dei tassi a settembre sono stimate attorno al 91,4%, ma secondo il consulente economico di Allianz El-Erian la probabilità è superiore al 50 per cento a causa dei “venti contrari provenienti dal resto del mondo” dice leconomista.

“Penso che sia troppo alta (ndr: la percentuale al 92%)” – ha dichiarato El-Erian che continua – “ci sono altre cose che accadono nel mondo”. Al momento difatti la politica gioca un ruolo da leone. Il riferimento è ad un’intervista con la CNBC rilasciata all’inizio di questo mese dal presidente Donald Trump che ha espresso frustrazione per la recente mossa della Fed di aumentare i tassi di interesse, aggiungendo che la banca centrale potrebbe influenzare la ripresa economica degli Stati Uniti. E il giorno dopo un nuovo tweet al veleno di Trump ha messo sotto scacco la banca centrale. Dal canto suo secondo El-Erian la Fed probabilmente finirà per far proprio tale ragionamento: ‘Supponiamo che non sia successo’ piuttosto che dire ‘preoccupiamoci di cosa significa se ci muoviamo o non ci muoviamo”.

Il summit della FED? Evento meno emozionante della settimana

Tra gli analisti c’è anche chi afferma che il summit della Fed potrebbe essere uno degli eventi meno emozionanti della settimana considerando che il mercato obbligazionario sta vivendo uno dei periodi più volatili dell’estate, come ha affermato George Goncalves, responsabile dei tassi degli Stati Uniti di Nomura.

Secondo l’analista la decisione e la dichiarazione della Fed sono fattori che potrebbero non avere un impatto così forte, poiché si prevede che la Federal Reserve mantenga i tassi fermi questa volta. Inoltre, il mercato non si aspetta grosse sorprese perché il Presidente della Fed, Jerome Powell, ha recentemente discusso della politica e delle opinioni economiche durante le recenti audizioni del Congresso. Ma un fattore che potrebbe influenzare il mercato è se la Fed decidesse di modificare il proprio linguaggio sul mantenimento di una politica accomodante. Tom Simons, economista del mercato monetario di Jefferies, sostiene che se la Fed aggiungerà dopo il meeting che manterrà una politica accomodante “per ora“, ciò potrebbe aumentare la speculazione sul fatto che la banca centrale si sta avvicinando a un tasso neutro, dove non dovrebbe aumentare i tassi a meno che l’inflazione non riprenda.

James Knightley (ING Economic and Financial Analysis) ha affermato che una rapida espansione economica, l’inflazione sopra l’obiettivo e una serie di notizie migliori sul commercio potrebbero significare una dichiarazione di intenti più forte da parte della Federal Reserve dopo il meeting in programma oggi e domani.

Dato che la Fed ha aumentato i tassi solo il 13 giugno, c’è quasi zero possibilità di un’altra mossa del genere questa settimana, ma la Fed riconoscerà certamente che i segnali positivi superano i negativi, dice l’economista. “La forte crescita e l’aumento dell’inflazione suggeriscono, a nostro avviso” – scrive Knightley – “che i rischi rimangono orientati verso un rialzo dei tassi di interesse leggermente più aggressivo di quanto implicito nella determinazione dei prezzi di mercato. Lo scioglimento delle tensioni commerciali tra gli Stati Uniti e l’Unione europea potrebbe anche dare alla Fed maggiore fiducia per portare avanti la sua strategia in modo da poter vedere una dichiarazione d’intenti più audace sugli aumenti dei tassi mercoledì”.