FCA sprofonda ancora, in bilico tempi fusione con PSA e c’è nodo maxi-dividendi per soci
L’emergenza COVID-19 continua a tenere in allerta il titolo FCA, tra i peggiori di tutta Piazza Affari oggi con un tonfo di oltre il 5% circa dopo essere stato a lungo sospeso al ribasso. Il titolo è tornato sotto la soglia dei 7 euro, che aveva già vacillato ieri nell’intraday, con quotazioni quindi più che dimezzate rispetto ai massimi del novembre 2019 quando il titolo si era spinto fino a 14,78 euro a seguito dell’annuncio delle negoziazioni per una fusione alla pari con il gruppo PSA. Ma proprio un possibile slittamento dei tempi per la fusione preoccupa oggi il mercato.
L’operazione procede come previsto come indicato da Carlos Tavares nelle settimane scorse. Ma l’emergenza coronavirus cambia le carte in tavola. Stando a quanto riferisce oggi Il Sole 24 Ore, l’operazione non appare a rischio ma difficilmente i tempi riusciranno a essere rispettati e le assemblee che devono formalmente approvare la fusione potrebbero slittare rispetto ai termini stabiliti inizialmente e fissati entro la fine dell’anno.
Ulteriore problema, come rivela oggi Il Sole 24 Ore, è la valutazione dei due gruppi. In particolare nell’operazione si prevedeva un monte cedole ai soci di Fca composto da un dividendo straordinario di 5,5 miliardi e uno ordinario di 1,1 miliardi a cui aggiungere il premio che il gruppo francese riconosceva ai soci dell’ex Lingotto, ossia 7 miliardi che sommati insieme davano al matrimonio con Psa un valore in borsa di 13,6 miliardi di euro ma oggi vale invece 11 miliardi. Le cose non vanno bene neanche per Psa, scesa fino a 10 miliardi di euro. Insomma il deal da 50 miliardi di dollari e 45 miliardi di euro, oggi, in realtà, arriva appena a 20 miliardi.
La clausola Mac
Il quotidiano di Confindustria rivela come nel contratto tra le due case automobilistiche vi sia la cosiddetta clausola Mac (material adverse change) che prevede in genere al verificarsi di un certo evento che ha un effetto negativo rilevante, la possibilità di recedere dall’accordo. Tale evento nefasto può essere la pandemia Coronavirus scoppiata in Italia e in diversi paesi del mondo con il conseguente stop alla produzione è la domanda che si chiedono gli analisti. Da ambienti vicini ad Fca si sottolinea che in genere tale clausola è innescata da problematiche aziendali interne al gruppo e non da fattori esterni, seppur di entità rilevante come l’emergenza in atto.
Stop a produzione in Europa e sale l’alert oltreoceano
La crisi Covid-19 ha spinto FCA a fermare la produzione nella maggior parte degli stabilimenti produttivi in Europa fino al 27 marzo. Lo stop alla produzione riguarda in particolare gli stabilimenti in Italia di Melfi, G. Vico (Pomigliano), Cassino, Carrozzerie Mirafiori, Grugliasco e Modena e fuori dall’Italia, Serbia e Polonia, al fine di implementare le azioni per affrontare l’emergenza COVID-19 e adeguare la produzione alla domanda. Le attese sono di un forte shock della domanda in Europa finchè l’emergenza Covid-19 non rientrerà e iniziano a diffondersi timori che lo stop produttivo possa arrivare anche negli Usa se l’epidemia si diffonderà velocemente anche oltreoceano. Il mercato Usa è quello di gran lunga più importante per FCA e nel 2019 ha contribuito totalmente all’utile operativo del gruppo.