Notizie Notizie Mondo Fase II del reflation trade: ecco perchè rame & co possono essere più performanti delle azioni nei prossimi mesi

Fase II del reflation trade: ecco perchè rame & co possono essere più performanti delle azioni nei prossimi mesi

14 Maggio 2021 12:59

Le commodity continueranno a brillare, giustificando un sovrappeso nel portafoglio a breve e medio termine come afferma Peter van der Welle, Strategist del team Multi Asset di Robeco che individua i fattori a sostegno delle materie prime nel breve e medio periodo.

Commodity in rialzo: tra i vari fattori chiave il boom di investimenti green

Tra i vari argomenti a favore della domanda di materie prime utilizzate nella costruzione di infrastrutture verdi, in particolare rame, alluminio e litio – componente fondamentale delle batterie delle auto elettriche, anche l’obiettivo dell’Accordo di Parigi di azzerare le emissioni nette entro il 2050.

Altro elemento macroeconomico che spiega l’ ottimismo sulle commodity è la posizione moderatamente ribassista sul dollaro statunitense. I prezzi delle materie prime sono generalmente espressi in dollari, per cui un indebolimento di quest’ultimo si traduce di solito in un rincaro delle commodity. Inoltre, la riapertura dell’economia europea, importatore netto di energia, sostiene la domanda di materie prime afferma van der Welle.

Per quanto concerne il sentiment, l’aumento dell’inflazione previsto con l’espansione dell’economia globale potrebbe essere un altro fattore d’impulso. Il rischio di inflazione è la prima delle preoccupazioni dei gestori di fondi. Vista l’importanza attribuita alle coperture dell’inflazione, le commodity continuano a ricevere afflussi, poiché in genere offrono una protezione abbastanza accurata contro la crescita dei prezzi.

Nel complesso, mentre i corsi azionari corrono un maggior rischio di perdere slancio nella seconda fase del ‘reflation trade’, dato che gran parte del potenziale di crescita futura degli utili è stato già scontato, i prezzi delle commodity si adeguano continuamente all’equilibrio di domanda e offerta. Ciò li rende forse ancora più adatti come indicatore della propensione al rischio per la seconda metà del 2021, viste le persistenti tensioni sui mercati fisici create dalla progressiva riapertura delle economie.