Facebook mostra i numeri: non è crisi. +1,5% ieri sul Nasdaq
Impazza intorno a Facebook la battaglia a colpi di previsioni di mercato. Davanti al flop borsistico del social network di Menlo Park, scivolato in meno di un mese di oltre dieci dollari sotto il valore della quotazione, la comunità finanziaria si interroga sull’effettivo valore commerciale della creatura di Mark Zuckerberg. Ma i vertici della società hanno le loro risposte.
Facebook comincia ad annoiare?
Eric Jackson, il fondatore dell’hedge fund Ironfire, qualche giorno fa ha lanciato l’anatema: in soli cinque-otto anni l’invenzione social del secolo sarà un capitolo chiuso della storia di Internet: e non è il solo a prevedere un’erosione consistente del valore di Borsa di Facebook. Anche Sanford Bernstein vede il titolo scendere a 25 dollari e forse oltre.
Previsioni che sembrano confermate dalle entrate in calo, soprattutto per quanto riguarda la pubblicità. I 900 milioni di utenti, infatti, potrebbero non bastare a creare un pubblico di qualità in un mondo sempre più mobile e sempre meno redditizio per l’advertising. A dare il colpo finale, una recente ricerca Reuters-Ipsos, che ha evidenziato come gli utenti americani del social network, dopo 8 anni di vita di Facebook, stiano cominciando ad annoiarsi: il 34% degli intervistati ha ammesso di aver ridotto il tempo passato a curiosare tra i profili degli amici, trovando tale attività “irrilevante e inutile”. In generale il marketing su Facebook non funziona: quattro utenti su cinque non hanno mai acquistato prodotti grazie a pubblicità viste sul sito. A peggiorare l’opinione degli utenti, inoltre, ha senz’altro contribuito l’andamento borsistico negativo.
La pubblicità social funziona
Il lato positivo della medaglia, però, è quel 20% di utenti che ha invece ammesso di aver aumentato l’uso del social network. Ancora presto, dunque, per parlare di crisi? Secondo uno studio della società di Mark Zuckerberg ha commissionato pare proprio di sì. I dati mostrano come su 60 campagne pubblicitarie circolate sul social network il 70% ha avuto ritorni di tre o quattro volte la spesa, mentre ili 49% ha guadagnato oltre cinque volte quanto speso in banner pubblicitari.
Ieri anche comScore ha pubblicato cifre tali da far pensare che il marketing su Facebook, dopotutto, funziona, e che quindi la società può ancora produrre valore, una volta superato il momento difficile in Borsa. Secondo la società di ricerca, i fans di uno stesso prodotto su Facebook – tra gli esempi considerati ci sono Starbucks e Amazon – ne consumano più di coloro che non sono fans.
Dipenderà da Facebook, dal social marketing, o dal valore intrinseco di Starbucks e Amazon? Questo è ancora da appurare. Ieri comunque, anche alla luce di questi dati, il titolo Facebook ha respirato, chiudendo con un progresso dell’1,5% a 27,40 dollari.