Eurozona: crescita moderata nei prossimi trimestri grazie a domanda interna, ma attenzione alla Cina (Istat)
La ripresa economica dell’Eurozona proseguirà a ritmo moderato quest’anno, ma il rallentamento dei Paesi emergenti, in particolare della Cina, potrebbe compromettere questo percorso. E’ il parere dell‘Istat, che nel rapporto diffuso oggi stima un prodotto interno lordo (Pil) dell’Eurozona in aumento dello 0,4% in ciascuno dei primi tre trimestri del 2016, leggermente più veloce rispetto alla seconda metà del 2015 (+0,3%). La crescita sarà sostenuta dalla domanda interna. “L’incremento del potere d’acquisto delle famiglie, stimolato dal calo dei prezzi del petrolio, è previsto sostenere i consumi privati mentre il rilevante afflusso di profughi, soprattutto in Germania, alimenterà i consumi pubblici e i trasferimenti”, spiega l’Istat. I consumi privati sono previsti in crescita nei primi tre trimestri dell’anno a un tasso costante e pari allo 0,5%. Anche gli investimenti, favoriti dal basso costo del denaro, contribuiranno positivamente alla domanda interna.
Inflazione positiva nel terzo trimestre
Dall’inizio del 2015, l’inflazione nell’Eurozona si è mantenuta su livelli bassi, oscillando tra -0,2% e +0,3%, fortemente influenzata dalla caduta dei prezzi del petrolio. Assumendo che il prezzo del petrolio si stabilizzi intorno a 40 dollari al barile e il tasso di cambio fluttui attorno a 1,12 dollari per euro, l’Istat si aspetta che l’inflazione rimanga in territorio negativo nel secondo trimestre (-0,1%), prima di recuperare leggermente nel trimestre successivo (+0,3%).
Rischi in vista
L’evoluzione a breve termine dei mercati emergenti, soprattutto della Cina, rappresenta il rischio maggiore per l’Eurozona. “Il rallentamento degli ordini dai Paesi emergenti potrebbero condizionare sensibilmente le aspettative delle imprese condizionando al ribasso le prospettive di crescita dell’Eurozona”, afferma l’Istat. D’altra parte, il miglioramento del potere di acquisto, oltre a tradursi in una ripresa del risparmio, potrebbe, in alcuni paesi, come la Francia, alimentare in modo più sostenuto i consumi. Inoltre, la spesa pubblica potrebbe crescere più velocemente del previsto, in particolare in Germania.