Eurozona: la Brexit inizierà a pesare sulla crescita già nel 2016
La Brexit inizierà a pesare sulla crescita economica dell’Eurozona già verso la fine del 2016. Lo prevedono i tre principali istituti di statistica europei. “Il risultato del referendum britannico ha aumentato l’incertezza sulle prospettive economiche dell’Eurozona”, si legge nel rapporto dell’Insee (Francia), dell’Ifo (Germania) e dell’Istat (Italia), secondo cui nel quarto trimestre dell’anno gli effetti di una uscita della Gran Bretagna dall’Unione europea si faranno sentire, attraverso gli scambi commerciali.
E il futuro resta incerto, in quanto “gli effetti di medio periodo saranno condizionati dalla natura dei futuri accordi tra il Regno Unito e la Ue“, si legge nel rapporto congiunto. Tradotto in cifre, questo significherà una crescita più contenuta per il Prodotto interno lordo (Pil) dell’Eurozona, che dovrebbe rallentare a un +0,3% nel quarto trimestre, dopo un +0,4% previsto nel terzo trimestre. Sull’intero anno, il Pil dovrebbe aumentare dell’1,6%, contro il +1,7% del 2015.
Un forte aumento nell’incertezza sulla gestione dell’uscita del Regno Unito potrebbero influenzare in modo fortemente negativo i mercati finanziari, riducendo la fiducia e gli investimenti. “Tali effetti sono di difficile quantificazione in questo momento”, proseguono i tre istituti, che si mostrano invece fiduciosi sull’evoluzione della domanda interna. “I consumi risulterebbero la componente di maggior supporto all’espansione, grazie al miglioramento del mercato del lavoro e al basso livello dei prezzi”, si legge nel rapporto. Ed è infatti stata la componente interna che ha permesso alla crescita economica del primo trimestre di accelerare a un +0,6%, con la Spagna che ha registrato la crescita più robusta (+0,8%), seguita da Germania (+0,7%) e Francia (+0,6%). La crescita italiana è stata più contenuta (+0,3%), seppur positiva e in aumento.
All’opposto, il contributo estero netto è stato negativo per il terzo trimestre consecutivo e continuerà a esserlo anche per i trimestri a venire. “La domanda estera netta, condizionata dalle difficoltà delle economie emergenti, continuerebbe a fornire un contributo negativo alla crescita”, prevedono i tre istituti di statistica, secondo cui solo un impatto contenuto del caso Brexit e una dinamica più robusta dell’economia Usa e di quelle dei Paesi emergenti rafforzerebbero la ripresa del commercio mondiale con effetti positivi sulle esportazioni dell’Eurozona.