Notizie Notizie Mondo Europa: prematuro parlare del decennio perduto, attenzione alle fazioni anti-europee

Europa: prematuro parlare del decennio perduto, attenzione alle fazioni anti-europee

10 Dicembre 2014 11:55

L’Europa è in forte difficoltà ma non è il caso di parlare di “deflazione”, di “giapponesizzazione” e di “decennio perduto”. È quanto si legge in un report focalizzato sull’economia della Zona Euro elaborato da Philippe Uzan, Head of Long Only Management di Edmond de  Rotshchild Asset Management. Secondo l’analisi di Uzan utilizzare questi termini è prematuro: “anche se la crisi finanziaria è iniziata nel 2008, le tensioni finanziarie in Europa hanno raggiunto il picco solo a metà del 2012 e il continente ha poi iniziato a emergere dalla recessione nel 2013″.

Di conseguenza, anche l’azione della Banca centrale europea è stata tardiva e su queste basi è presto per emettere verdetti. L’Eurotower “ha iniziato ad implementare la politica non convenzionale solo alla fine del 2011” e quindi “la risposta politica della Bce è ancora troppo recente per essere adeguatamente valutata”. Dopo tutto sull’altra sponda dell’Atlantico la Federal Reserve “ha applicato la sua soluzione 6 anni fa e gli economisti stanno ancora discutendo sui suoi meriti”.

Nel caso della deflazione, “l’esperienza giapponese è derivata dalla correzione innescata da una considerevole bolla immobiliare, da uno yen sopravvalutato e dal ritardo con cui è stato riorganizzato il sistema bancario” e, rileva Uzan, “non si tratta di una situazione riscontrabile in Europa“.
 
“Gli ultimi cinque anni hanno fatto emergere alcuni dei peggiori aspetti dell’approccio istituzionale europeo”, evidenzia l’esperto. Nonostante “le decisioni politiche siano state spesso prese in ritardo o in maniera insufficiente”,  le autorità europee hanno adottato misure “per aiutare la Zona Euro ad uscire dalla crisi”. Nel complesso, i provvedimenti varati dalla Bce hanno migliorato lo stato di salute del comparto bancario e permesso al Vecchio continente di beneficiare dei miglioramenti dell’economia statunitense.

Criticità per Eurolandia derivano dal grado di “deleveraging” del settore privato, “meno pronunciato che negli Stati Uniti e quindi destinato a continuare ancora per qualche tempo”. “L’Eurozona -ammonisce Uzan- molto probabilmente continuerà a registrare bassi tassi di crescita e di inflazione nei prossimi anni”. 

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l’ascesa di fazioni anti-europee, sia a desta che a sinistra dello schieramento politico, a rappresentare “il maggiore rischio nei prossimi mesi”.