Eurodollaro si riporta sopra 1,35, debole il kiwi
Primo calo in cinque sedute per il biglietto verde. In attesa del via libera al tapering, che potrebbe arrivare nella riunione del board della Fed in calendario tra poco più di un mese (29-30 ottobre), lo spauracchio per la prima economia è rappresentato dalle trattative relative la questione del tetto sul debito. Il d-day è il 30 settembre, quando scade l’autorizzazione del Congresso al Governo sull’attività di spesa.
Posto che un accordo di questa portata sembrerebbe difficile, almeno in tempi brevi, l’approdo più probabile è rappresentato da una “risoluzione ponte” che permetta all’amministrazione di continuare a operare. Obama nei giorni scorsi ha fatto sapere che “non pagare i nostri conti sarebbe irresponsabile: il budget va approvato senza innescare un’altra crisi”.
Secondo il segretario al tesoro, Jacob Lew, gli investitori sono troppo ottimisti: “quella del 2011 è stata un’esperienza terribile, da non ripetere”, ha detto Lew nel corso di un intervento al Bloomberg Markets 50 Summit.
In questo contesto l’indice del dollaro, che rileva le performance del greenback contro un basket di valute, quota debole a 80,443 punti mentre il cambio con la moneta unica sale a 1,3507, oltre un quarto di punto percentuale in più rispetto al dato precedente. Nel corso della seduta l’eurusd è salito fino a 1,3519, non lontano rispetto all’1,3569 fatto segnare all’indomani della decisione della Fed di confermare il Qe in quota 85 miliardi di dollari mensili.
Il dollaro perde terreno anche contro la divisa nipponica (98,67 yen) mentre sale rispetto al dollaro neozelandese (0,8242 usd), penalizzato dalla crescita (+47% a/a) ai massimi da cinque anni registrata ad agosto dal disavanzo commerciale (1,191 miliardi di NZ$).