Notizie Euro/dollaro: la parità non è così scontata nonostante la divergenza Fed/Bce

Euro/dollaro: la parità non è così scontata nonostante la divergenza Fed/Bce

4 Gennaio 2016 13:36

Banca centrale europea e Federal Reserve sono avviate su politiche monetarie divergenti. Tuttavia potrebbero incontrare difficoltà a implementarle a fondo. Il che rende la parità tra euro e dollaro più difficile da raggiungere

La parità tra l’euro e il dollaro rimane a portata di mano ma potrebbe non essere raggiunta. Il dubbio, dopo due anni di forti ribassi per la moneta unica europea, lo pone Michael Hewson chief market analyst di Cmc Markets UK in un recente report. Nonostante le politiche monetarie di Fed e Bce siano divergenti, entrambe le Banche centrali affronteranno crescenti difficoltà nella loro applicazione effettiva. 
“È difficile trovare qualcuno che non preveda un approdo del cambio euro/dollaro a quota 1 – spiega Hewson – ossia sul livello di parità. D’altronde è difficile argomentare contro l’ampliamento del differenziale tra i tassi di interesse negli Stati Uniti e nell’Eurozona. La realtà, tuttavia, è diversa”. 
A incontrare le maggiori resistenze sul fronte interno è il governatore della Bce, Mario Draghi. Alla luce dell’esito dell’ultima riunione dell’anno scorso “il 2016 si presenta più difficile. C’è un crescente dissenso all’interno della Banca centrale europea sia tra i suoi membri più influenti che tra quelli più piccoli che hanno visioni diverse da quelle del governatore. L’Irlanda, il campione dei fautori dell’austerità, sta crescendo a un ritmo del 6% annuo e avrebbe piuttosto bisogno di un aumento dei tassi di interesse piuttosto che di uno stimolo addizionale”. Al di là dell’Irlanda è tutta l’Eurozona a mostrare prospettive migliori rispetto a inizio 2015. A ciò si aggiunga che la decisione presa a dicembre di allungare la durata del Quantitative easing ma di non incrementarne la potenza sottolinea il punto debole del programma: “Ci sono pochi asset disponibili per l’acquisto considerando anche le minori emissioni di debito pubblico da parte della Germania”. 
Negli Stati Uniti, in teoria, il nuovo Comitato di politica monetaria della Fed è meno accomodante. Tuttavia “rimane il dubbio sulla possibilità della Fed di alzare i tassi di interesse più di una volta a fronte di prospettive di crescita dei salari deboli”. Inoltre a novembre sono in calendario le elezioni. “Qualsiasi rialzo dei tassi dovrà probabilmente arrivare prima di metà anno semplicemente perché la Fed non vorrà essere coinvolta nelle schermaglie politiche della campagna elettorale”. 

Dunque la parità, così gettonata dagli analisti, potrebbe non arrivare. Piuttosto il cambio potrebbe, secondo Hewson “aver trovato una base di breve termine a 1,05 e proseguire nell’oscillazione tra questa quota e 1,20”.