Notizie Euro/dollaro, equilibrio precario tra Grecia, Fed e salita rendimenti bund

Euro/dollaro, equilibrio precario tra Grecia, Fed e salita rendimenti bund

15 Giugno 2015 08:27

L’orologio della Grecia corre veloce verso il default, evento che porterebbe l’Eurozona in acque inesplorate e avvicinerebbe la possibilità di un’uscita di Atene dall’euro (Grexit). Lo stallo nelle trattative con i creditori è tuttavia difficile da rintracciare nell’andamento della valuta unica. Movimenti di ampiezza limitata determinati da dichiarazioni di tenore opposto che si susseguono una dietro l’altra. Si parla di ‘ore decisive’ e forse stavolta lo sono davvero ma, obietta il trader indipendente Filippo Scimone “forse è solo un modo per aumentare le pressioni sul governo greco e in tale direzione andrebbe anche la predisposizione, fatta trapelare ad arte di piani di emergenza in caso di default o di Grexit. Impossibile fare previsioni, magari all’ultimo minuto utile (l’Eurogruppo del 18 giugno?) verrà trovata una soluzione compromissoria. L’unica soluzione, per chi opera sul mercato Forex, è calibrare bene le size e la leva utilizzata oppure spostarsi su altre valute”. 

L’inestricabile labirinto greco si riflette nell’andamento dell’euro/dollaro che “nelle ultime settimane si è mosso entro un canale laterale di notevole ampiezza, senza l’emersione di trend forti e soprattutto duraturi, ma con qualche prevalenza delle pressioni rialziste”. Eppure tutto sembrerebbe congiurare contro l’euro. Oltre al tema Grecia, il rialzo dei tassi di interesse negli Stati Uniti è prossimo con il consensus che mette ora l’accento sul mese di settembre. Scimone individua tre determinanti dei movimenti del cambio. Oltre alla Grecia “i dati statunitensi in prevalenza positivi e l’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato della zona euro, in particolare del bund, in scia all’aumento dell’inflazione nell’Eurozona evidenziato settimana scorsa”. 

Se l’effetto Grecia determina movimenti e reazioni opposte anche nell’arco della stessa giornata, spinte più direzionali potrebbero arrivare dal fattore Fed: “Ritengo – riprende Scimone – che ci sarà maggiore direzionalità sul cambio, per lo meno dopo l’importante riunione della Federal Reserve di mercoledì. Il mercato attende di sapere in che modo la Fed interpreta quell’insieme di dati che sono stati rilasciati nelle ultime settimane e che nel complesso possiamo definire positivi. Interpretazione finalizzata all’individuazione del primo rialzo dei tassi. Mercoledì lo statement del Comitato di politica monetaria sarà letto con particolare attenzione per cogliere indizi sulle mosse future. Notevole rilievo avranno eventuali voti in dissenso, a seconda che a votare contro sia un falco o una colomba. Sempre mercoledì verrà rilasciato il dot plot, cioè il documento contenente le previsioni di tutti i membri della Fed, anche quelli non votanti, sui vari indicatori macroeconomici nonché sull’andamento dei tassi nei prossimi anni. A seguire l’altrettanto fondamentale conferenza stampa di Janet Yellen”. 

Rimane la determinante dei tassi di interesse che, secondo Scimone, avrà “un effetto attenuante dei forti movimenti che interesseranno il dollaro Usa nei confronti di tutte le altre controparti. Peraltro questo pomeriggio alle tre è consigliabile seguire le parole di Mario Draghi alla Commissione affari economici e monetari del Parlamento europeo. Draghi, nella conferenza stampa post-meeting Bce, era apparso riluttante a un’azione di contrasto delle vendite che da qualche settimane interessano i bond dell’Eurozona, derubricando il tutto ad aggiustamenti tecnici e favorendo i rialzi della valuta unica”.