Euro a nuovi record su dollaro e yen. Azionario europeo in ritirata
L’euro inizia il 2018 in solido rialzo, balzando fino al massimo in tre anni nei confronti del dollaro, a $1,2092. Il valore è il più alto dall’inizio del 2015 e conferma la fase rialzista della moneta unica, che beneficia di un insieme di fattori: gli stessi che le hanno permesso di terminare il 2017 riportando il balzo più forte, sul dollaro, dal 2003. Record anche nei confronti dello yen, con il rapporto di cambio eur-jpy che avanza al massimo dalla fine del 2015, a JPY 135,33.
Il rally dell’euro non è visto di buon grado, tuttavia, dall’azionario europeo. La prospettiva di un Super euro spaventa soprattutto chi investe nei titoli delle società esportatrici, la cui competitività verrebbe scalfita in caso di rafforzamento del cambio.
Di conseguenza, i principali indici azionari dell’area euro sono negativi e il Dax di Francoforte si conferma nella prima sessione del 2018 tra i peggiori: cedono soprattutto i titoli dei colossi dell’export Volkswagen e Siemens.
La relazione inversamente proporzionale tra le valute e gli indici di Borsa è più che visibile anche a Wall Street, per il motivo opposto.
Il Dow Jones balza all’inizio della sessione di 120 punti, grazie al dietrofront del dollaro, che dà un assist ai titoli delle multinazionali. Da segnalare che il Dollar Index ha ceduto più del 9,8% nel corso del 2017, soffrendo la performance peggiore, su base annua, dal 2003, ovvero in 14 anni.
Il trend odierno dell’euro si spiega anche con le buone notizie arrivate dal fronte macroeconomico dell’Eurozona, in particolare dal fronte manifatturiero, con l’indice PMI che ha segnato una crescita ai livelli più alti in oltre 20 anni.
Il dato, stilato da IHS Markit, e relativo al mese di dicembre, è salito a 60,6 punti, rispetto ai 60,1 punti di novembre e al massimo nella sua storia, ovvero dal giugno del 1997.
Market mover specifici che stanno condizionando il cambio euro-dollaro sono inoltre altri due fattori: intanto, con il nuovo anno, inizia ufficialmente quello che Mario Draghi, numero uno della Bce, non vuole ancora chiamare tapering, ma che di fatto è un taglio alla politica monetaria ultraespansiva adottata dall’istituto fino a oggi.
A partire da questo mese, il QE con cui Draghi & Company hanno sostenuto il valore dei bond in Eurozona – noto nel caso dell’Italia come scudo BTP – sarà dimezzato.
L’altro market mover attiene ancora alla Bce ed è rappresentato dalle dichiarazioni rilasciate dal membro del Consiglio direttivo Benoit Coeure, che ha affermato nel corso di una intervista che esiste “una probabilità ragionevole” che l’estensione del QE prevista fino a settembre di quest’anno, non venga ulteriormente prorogata.
Un altro motivo che ha spinto immediatamente i tori a posizionarsi sulla valuta. Così come ha commentato in un’intervista a Bloomberg Neil Jones, responsabile della divisione di vendite Forex presso Mizuho Bank, “il suggerimento della Bce, secondo cui gli acquisti dei bond non saranno estesi (oltre al settembre del 2018), è probabilmente dietro il recente rialzo dell’euro”.
E le previsioni rimangono bullish. “La mia impressione è che l’euro andrà oltre il massimo degli ultimi tre anni, nelle prossime due settimane”.