EssilorLuxottica: stallo sulla governance in vista dell’assemblea, francesi ora vogliono un commissario ad hoc
Nuovo capitolo dello scontro in atto all’interno di EssilorLuxottica, il colosso dell’occhialeria nato dalla fusione tra l’italiana Luxottica e i francesi di Essolor. Stando a quanto scrive il quotidiano francese Les Echos nella sua versione online, citando fonti vicine al dossier, per allontanare il gruppo franco-italiano dalla crisi della governance, la parte francese avrebbe chiesto al Tribunale Commerciale di Parigi, in un procedimento sommario, la nomina di un commissario ad hoc.
Il nuovo rumor arriva dopo che il consiglio di amministrazione di EssilorLuxottica ha respinto le richieste dei fondi e dell’associazione dei manager e dipendenti francesi Valoptec di allargare il board, facendo prevalere la posizione del presidente, Leonardo Del Vecchio. Quello del consiglio è un parere non vincolante che però indirizza chi è indeciso o chi consegna delega in bianco.
La crisi della governance
E’ passata alla storia come una delle fusioni più grandi mai avvenute in Europa quella che ha portato alla nascita del colosso dell’occhialeria franco-italiano, in cui Luxottica è entrata tramite la holding Delfin di Leonardo Del Vecchio detenendo il 32,5% delle quote azionarie e il 31% dei diritti di voto. Del Vecchio è presidente della nuova società, mentre il presidente della multinazionale francese Essilor, Hubert Sagnières, ne è il vicepresidente. La fusione tra i due gruppi, annunciata a gennaio 2017, risale all’ottobre scorso e ha portato alla creazione del più grande produttore di occhiali al mondo, con un accordo da 54 miliardi di euro. In base agli accordi, nei primi tre anni, ossia fino all’approvazione del bilancio 2020, doveva essere garantita una governance “alla pari”.
Ad accendere lo scontro nei mesi scorsi è stata proprio la crisi della governance e la nomina del nuovo CEO della società: Del Vecchio aveva più volte fatto intendere di puntare al suo intimo collaboratore, Francesco Milleri, nome però non gradito ai francesi di Essilor che mettono in discussione la “mancanza di esperienza internazionale” di Milleri per gestire un gigante con una capitalizzazione di quasi 50 miliardi di euro.
La richiesta di arbitrato di Del Vecchio
Da lì è nato uno scontro senza esclusione di colpi che ha spinto Del Vecchio a depositare una domanda di arbitrato presso la Camera di commercio internazionale, accusando il socio francese di aver violato i patti per la fusione tra i due gruppo. In una nota ufficiale si legge che “Delfin non chiede altro che il rispetto rigoroso degli accordi, e in particolar modo delle regole di governance congiunta e paritaria che da parte sua intende continuare a osservare”. La risposta dei francesi non si è fatta attendere ed è stata affidata a Hubert Sagnieres, vicedirettore esecutivo della società nata dalla maxi-fusione, che con un lettera aperta al quotidiano Le Figaro punta il dito contro il manager italiano. “Sebbene Delfin i suoi rappresentanti neghino, è chiaro che Del Vecchio voglia assumere il controllo di EssilorLuxottica senza pagare un premio agli azionisti” si legge nella missiva.
Il 18 aprile scorso Valoptec, associazione dei dipendenti ed ex dipendenti di Essilor, e da alcuni investitori istituzionali, per superare l’impasse aveva proposto di deliberare all’assemblea generale del 16 maggio 2019 la nomina di uno/due ulteriori amministratori all’interno del consiglio di EssilorLuxottica. Proposte che nella riunione di ieri, 24 aprile 2019, sono state respinte. Il consiglio di amministrazione a maggioranza ha espresso la sua raccomandazione agli azionisti di votare contro tutte le deliberazioni proposte che, se approvate, costituirebbero “una chiara violazione dell’accordo di combinazione e metterebbero a rischio le regolari attività del consiglio”, come si legge in una nota diramata dal gruppo italo-francese a conclusione del board tenutosi a Parigi. Ora un nuovo colpo di scena.
I francesi starebbero affinando le vie legali per superare l’impasse e, all’approssimarsi dell’assemblea generale del 16 maggio, si chiederà al Tribunale Commerciale di Parigi di nominare un commissario ad hoc per la gestione del Consiglio di amministrazione. Una situazione tesa che fa capire che nel board ci sono comunque due anime, una francese e una italiana e farle andare d’accordo sta diventando impossibile.