Election day del 20 settembre, Credit Suisse presenta lo scenario che scalderebbe di più i mercati
E se fossero i mercati a volere l’ennesimo rimpasto di governo, pur di ‘sbarazzarsi’ del M5S? Viene da chiederselo, nel leggere la nota di Credit Suisse dedicata all’Italia. Gli analisti del colosso bancario svizzero, in realtà, non paventano nessuna crisi imminente per la politica del made in Italy.
Lo stesso esito delle elezioni regionali imminenti e del referendum sul taglio dei parlamentari non dovrebbe provocare grandi scossoni, a loro avviso, in quanto sia il M5S che il PD hanno tutto l’interesse a mantenere intatto l’esecutivo.
“Tuttavia – scrivono gli stessi – se da questi eventi scaturissero posizioni inconciliabili tra i partiti di governo da un lato e quelli di opposizione dall’altro, in caso di vittoria della destra, un rimpasto di governo non dovrebbe essere escluso”.
In generale, il rimpasto “potrebbe essere scatenato dai risultati delle elezioni, o/e dalla legge di bilancio (che deve essere varata quest’autunno) per il prossimo anno, o dalle difficoltà su come finanziarla (MES sì o no? Su questo punto, lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte continua a non prendere posizione, parlando di atteggiamento molto laico nei confronti del ricorso al Fondo salva-stati)”.
“In questo caso, potremmo assistere anche alla nascita di un esecutivbo più friendly verso le imprese, attraverso la partecipazione del centro-destra a un governo di larghe intese”.
E i mercati potrebbero anche approvare.
Un tale scenario, continua la nota di Credit Suisse, “verrebbe accolto con favore dai mercati. Tuttavia, nulla di concreto è stato proposto in tal senso e tutto dipenderà in gran parte dal risultato degli eventi di settembre”. Tanto che gli analisti, per confermare il senso di incertezza e facendo notare come ancora molto debba accadere prima che si possano tirare le somme, terminano la nota con un eloquente “To be continued…”
La nota, per il resto, ricorda come, dall’esplosione della pandemia COVID-19, la politica italiana non sia stata scossa da alcun evento, e come il presidente del Consiglio Giuseppe Conte conti ancora su una popolarità piuttosto elevata tra gli elettori italiani.
Per non parlare del calo di popolarità, invece, della Lega di Matteo Salvini, con il sostegno diminuito quasi di 10 punti percentuali dal record dello scorso anno (l’approvazione è scesa di fatto al 26%, dal 36% circa di luglio del 2019). Viene rilevato anche come il referendum per tagliare il numero dei parlamentari dagli attuali 945 a 600, che si terrà il prossimo 20 settembre, dovrebbe passare, visto che 2/3 degli italiani, in base ai sondaggi, sarebbero favorevoli alla riduzione proposta.
“Questi eventi (elezioni regionali e referendum) – sottolinea Credit Suisse – presentano rischi limitati, ed è improbabile, a nostro avviso, che portino a elezioni anticipate. In primo luogo, se il referendum vedrà vincere il SI (e così sembra) sarà meno probabile che i parlamentari facciano pressione per tornare alle urne, visto che il numero dei seggi per cui correre sarà diminuito, rendendo le elezioni ancora più incerte. Seconda cosa, il Pd e il M5S hanno ancora molti motivi per rimanere uniti, dal momento che entrambi vorranno avere voce sul modo in cui le risorse del Recovery Fund dovranno essere utilizzate, e considerato che il sostegno dell’elettorato alla Lega rimane comunque alto (anche se le dinamiche volgono a favore di Fratelli d’Italia). Ma mentre Conte e i suoi continuano a lavorare sul Recovery Plan , le indiscrezioni su un’imminente crisi di governo si intensificano. E il nome di Mario Draghi si affaccia, di pari passo, con una crescente insistenza.