L’effetto domino si estende alle borse asiatiche
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Non si arresta nemmeno sui mercati asiatici l’effetto a catena dei ribassi che hanno interessato nella seduta di ieri tutti i mercati azionari internazionali in scia ai timori per la crisi del mercato immobiliare e del credito statunitense. Alle 8 l’indice di riferimento per l’area, l’Msci Asia Pacific, segna un arretramento del 2,3%. Lo stesso paniere aveva raggiunto il suo massimo di sempre solo lo scorso 25 luglio. Per gli indici della regione si tratta della flessione giornaliera più forte degli ultimi 4 mesi.
Il Nikkei 225 di Tokyo ha chiuso le contrattazioni in ribasso del 2,36%, tornando ai livelli del maggio scorso. Male in particolare i titoli maggiormente legati agli Stati Uniti e quindi all’esportazione (Toyota -1,5%, Canon -5,5%, Nintendo-5,5%). Nel Paese durante il fine settimana si svolgeranno inoltre le elezioni politiche.
Identico copione anche in Corea del Sud, dove Samsung è scesa al livello più basso degli ultimi 2 mesi e dove l’indice Kospi ha chiuso in ribasso del 4%. A Taiwan il Taiex si avvia verso la chiusura con una flessione superiore ai 4 punti percentuali. Taiwan Semiconductor, il maggior produttore mondiale di chip su commessa ha ceduto il 5,4%.
A un’ora e mezza dalla chiusura contengono le perdite solo i mercati cinesi, con l’indice Csi 300, ieri ai nuovi massimi storici, che limita i danni allo 0,4%. L’Hang Seng di Hong Kong perde invece il 2,7%. Per l’indice si tratta del maggior ribasso degli ultimi 3 mesi. Molto peggio stanno facendo i listini dell’altra nascente superpotenza: l’India. Dopo le prime 3 ore di contrattazione il Sensex 30 segno un ribasso di oltre il 3%.
(notizia aggiornata alle ore 9.15)