Earnings season: cosa abbiamo imparato dalle trimestrali Tech
Dal dollaro forte alla pubblicità fino ai costi. Ci sono dei punti comuni emersi dalle trimestrali delle Big Tech pubblicate in settimana e li individua Gabriel Debach, market analyst di eToro.
In primis, il dollaro forte che impatta sui conti delle società tecnologiche. Il forte apprezzamento del dollaro statunitense si fa sentire sui conti. Sempre più società statunitensi stanno attirando l’attenzione degli investitori sui dati che eliminano l’impatto negativo dei tassi di cambio. Dicitura “a valuta costante” (constant-currency basis) diventano sempre più presenti nelle pubblicazioni, al fine di utilizzare un linguaggio più “diplomatico” di mitigazione degli effetti negativi sui conti.
In secondo luogo, la pubblicità in calo: l’aggravarsi dei rischi di recessione economica conduce generalmente alla riduzione delle spese di marketing, le prime spese ad essere tagliate. Ne sono ben consapevoli molte Tech americane, che proprio nella pubblicità online trovano il loro modello di business. Ad aggravare il contesto, il Cripto winter e la riduzione delle spese del comparto. Tale situazione non esonera YouTube, la quale registra il maggior calo da quando la società madre ha iniziato dal 2020 a riportare le performance finanziarie della divisione. Cali pubblicitari presenti anche per il social di Meta, la quale ha registrato il suo secondo trimestre consecutivo di ricavi in calo e ha fornito una prospettiva cupa per il quarto trimestre.
Terzo il fatto che anche le grandi aziende tecnologiche non sono immuni dall’attuale tempesta macroeconomica. Gli effetti di una possibile recessione colpiscono anche le grandi società americane. Amazon ha rivisto al ribasso la crescita, a causa del ciclo economico, poiché gli acquirenti ridurranno le loro spese di fronte all’incertezza economica. Nella seduta di mercoledì le azioni GAFAM hanno sottoperformato l’S&P 500 del 4.,94%, annotando la seconda maggiore correzione di sempre. La risposta dei mercati alle letture dei bilanci per le sue Big parla chiaro: solamente conteggiando 6 società (Alphabet, Microsoft, Meta, Tesla, Amazon, Apple), dal 19 ottobre al 27 ottobre sono stati bruciati circa $284 miliardi di capitalizzazione, pari a circa il 44% della capitalizzazione complessiva del FTSE Mib di Milano.
Proprio sul fronte delle trimestrali, un interessante spunto – afferma l’esperto -proviene da quelle di Enphase Energy. Società di tecnologia energetica americana quotata al NASDAQ la quale progetta e produce soluzioni energetiche domestiche basate su software che coprono la generazione solare, l’accumulo di energia domestica, il monitoraggio e il controllo basati sul web. Il titolo post trimestrali ha chiuso in rialzo di quasi il 10% (+65% da inizio anno) e nelle comunicazioni ha così riportato: “I nostri ricavi in Europa per il terzo trimestre del 2022 sono aumentati di circa il 70% rispetto al secondo trimestre del 2022, poiché i paesi della regione stanno accelerando i loro sforzi per affrontare l’aumento dei prezzi dell’energia e la dipendenza dai combustibili fossili”. Infine, occhio ai costi. Le aziende sono state colpite dall’inflazione e dal dollaro forte, in aggiunta a prospettive economiche incerte, le quali preoccupano i consumatori. La pressione sulle grandi aziende tecnologiche affinché facciano di più con meno è cresciuta durante la disastrosa serie di relazioni sugli utili di questa settimana. Non solo crescita ma anche riduzione dei costi, le esigenze dei mercati crescono nel tempo.