Notizie Notizie Italia Draghi, tasse alte in Italia e ancora da lavorare sulla strada dell’M&A bancario

Draghi, tasse alte in Italia e ancora da lavorare sulla strada dell’M&A bancario

5 Febbraio 2007 07:54

Mentre gli italiani, nell’ultima busta paga ricevuta, hanno già potuto considerare l’impatto della nuova manovra finanziaria varata dal Governo Prodi, il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, intervenuto al tredicesimo congresso Aiaf, Assiom, Atic Forex, si è scagliato contro il sistema fiscale, sostenendo che le tasse “sono eccessive per le imprese e per le famiglie che le paghino per intero facendo il proprio dovere”. “Si può stimare – ha aggiunto il numero uno di Bankitalia – che nel 2006 le entrate delle amministrazioni pubbliche siano cresciute di circa un punto percentuale del Prodotto interno lordo (Pil). Aumenteranno ancora, sempre secondo le previsioni, nel 2007”.


Inoltre, Draghi, ha avuto modo di esprimersi, facendo emergere così anche la linea della Banca d’Italia, su svariati temi di stampo economico. A partire da quello rigardante le fusioni e le acquisizioni nel sistema finanziario italiano: “Nella fascia immediatamente successiva alle posizioni di vertice – ha affermato il successore di Fazio – il sistema bancario ha ancora un’eccessiva frammentazione. Vi è pertanto ancora spazio per operazioni di concentrazione”. Draghi ha così aperto le porte a una nuova ondata di aggregazioni nelle fasce medio-alte del settore bancario.


Draghi si aspetta che anche Capitalia, Banca Monte dei Paschi di Siena e Banca popolare di Milano, tanto per citare le grandi e medie escluse dal riassetto, proseguano sulla strada solcata da Unicredit, Intesa-Sanpaolo & company, dando così rilevanza prioritaria alla “creazione di sinergie per azionisti e clienti”. Sul tema banche popolari, Draghi ha sottolineato l’esigenza di adattarne la governance alle mutate esigenze. Al legislatore il governatore di Bankitalia ha chiesto di accrescere lo spazio per investitori esterni in materia di quota azionaria e di potere decisionale.

Le operazioni di fusione – quelle già avvenute così come quelle auspicate – fra le banche italiane devono, sempre a detta del numero uno della Banca d’Italia, portare vantaggi per i clienti, vantaggi che, in ultima analisi, si devono sostanziare in prezzi più bassi e in una migliore qualità dei servizi: “I gruppi nati dalle concentrazioni devono dimostrare di essere in grado in grado di ridurre significativamente e rapidamente gli oneri per la clientela accelerando l’integrazione di strutture prima distinte”.