Draghi e M&A rianimano le banche di Piazza Affari. I segnali tecnici su Intesa, Unicredit e le altre

Piazza Affari ha messo il turbo e da inizio anno è tra i migliori listini internazionali, il migliore europeo, battendo sia il DAX che l’Euro Stoxx 50 rispettivamente del 2,7% e 2,3%. Inoltre, almeno per questo primo mese e mezzo del 2021, fa a gara anche con i principali listini internazionali, battendo l’S&P 500 e avvicinandosi al Nikkei 225 che YTD segna il +7%.
Le banche guidano la riscossa di Piazza Affari
Di questa sovraperformance a livello europeo ovviamente ha fatto da spartiacque la notizia dell’incarico che il Presidente della Repubblica Mattarella ha dato a Draghi per superare la crisi del Governo Conte. Il grafico sotto infatti evidenzia i settori che hanno performato meglio e peggio del Ftse Italia All Share Index.
Inutile a dirlo, con un peso sul nostro listino principale pari al 25% della market cap complessiva, il comparto bancario e assicurativo hanno trainato con forza il Ftse Mib dalla notizia dell’incarico a Draghi. Perché?
Diverse le ragioni che stanno favorendo la forte ripresa del comparto bancario italiano. Alcune legate alla nomina di Draghi, altre invece con radici più lontane e legate al contesto. Sicuramente la figura autorevole dell’ex Presidente della BCE porta con sé maggiore credibilità a livello internazionale e questo si è subito riflesso in un forte calo sia dei rendimenti dei Titoli di Stato italiani (decennale ha perso oltre il 20%) che dei CDS sui Titoli di Stato a 5 anni, i quali sono calati del 17%. Ricordiamo che questi ultimi rappresentano uno strumento di copertura dal rischio Italia, un’assicurazione sul default del Paese. Il calo dei rendimenti dei Titoli di Stato genera una rivalutazioni degli asset nei portafogli in pancia alla banche. Inoltre, a questo tema, si lega anche quello degli NPL. La cosa più importante per l’Italia ora è avere un Governo in grado di generare il massimo moltiplicatore dagli investimenti che sarà possibile fare con i miliardi del Recovery Plan. Questo dovrebbe rilanciare l’economia italiana portando ad un netto calo delle sofferenze bancarie. Vi è poi il tema M&A che sta portando al consolidamento del settore, elemento sempre molto ben visto dal mercato. Da un punto di vista congiunturale, una ripresa globale dell’economia dovrebbe generare un ritorno dell’inflazione che si dovrebbe tradurre con un graduale rialzo dei tassi, elemento che gioca a favore dei margini di interesse delle banche.
Vediamo allora di leggere alcune delle principali banche italiane con la lente dell’analisi tecnica per cercare di capire il quadro grafico dei titoli e il sentiment di mercato e se, dopo lo scatto delle ultime sedute, ci sia ancora spazio per salire.
Ci soffermiamo su Intesa Sanpaolo, Mediobanca, Banco BPM e UniCredit.
Intesa Sanpaolo: fallito primo test del 61,8% di Fibonacci, ma titolo resta in forza
Quadro grafico positivo per Intesa Sanpaolo che dopo il break in forza della fascia di prezzo compresa tra il ritracciamento del 50% di Fibonacci (di tutto il down trend avviato a febbraio 2020 a 1,96 euro) e i 2 euro, ha testato per la prima volta dal crollo dei prezzi di marzo 2020 il 61,8% di Fibonacci a 2,1359 euro. Questo ora il livello di spartiacque che i corsi dovranno infrangere con volatilità e volumi per confermare il ritrovato sentiment positivo e proseguire verso i massimi pre-covid. In particolare, il primo target in caso di rottura del 61,8% di Fibonacci risiede a 2,249 e successivo a 2,4 euro. In alternativa, se dovesse sopraggiungere una fase di volatilità sul mercato, si potrebbe sfruttare un eventuale pull back sui 2 euro. Per il momento notiamo qualche presa di beneficio legata al test dell’importante resistenza, ma il calo dei volumi nella fase di ritracciamento non sembra preoccupare.
Mediobanca: RSI in forte ipercomprato e prova di forza con la resistenza a 9 euro
Il titolo Mediobanca si conferma essere il più efficiente tra quelli delle banche italiane e infatti è una delle poche ad aver superato il 61,8% di Fibonacci di tutto il down trend covid a 8,32 euro e ad averlo fatto anche di slancio. Forti i volumi sulla salita ed RSI in forte ipercomprato suggeriscono un titolo ancora in forza e che ha tutte le intenzioni di tornare sui massimi pre-covid. Primo scoglio ora a 9 euro. Questo il livello da infrangere per mettere nel mirino prima i 9,4 e poi i 10 euro.
Banco BPM: già bucato 61,8% di Fibonacci ora si scontra con i 2,2 euro
Quadro positivo anche per Banco BPM che come Mediobanca ha superato il 61,8% di Fibonacci a 2 euro, raggiungendo la resistenza a 2,2 euro. I volumi sulle candele a forte volatilità e RSI in netto ipercomprato confermano la forza del titolo e il sentiment favorevole spinto anche da news attese sul fronte M&A. In tale scenario la prosecuzione verso i massimi pre-covid dipenderà dal break di 2,2 euro, con primo target a 2,3 euro. Supporto chiave invece rimane quello dei 2 euro. In caso di break si avrebbe un segnale negativo.
UniCredit: il più debole tra i bancari. La trimestrale non aiuta
Tra i titoli bancari UniCredit è quello che si muove con più difficoltà e i risultati del quarto trimestre certo non hanno aiutato, lasciando oggi sul terreno il 3%. Qui il livello chiave è ancora lontano ed è rappresentato anche in questo caso dal ritracciamento del 61,8% di Fibonacci in area 9,3 euro. Questo il livello da infrangere per dare un segnale di forza e proseguire verso i 10 euro. Al ribasso invece una rottura di 8,6 euro darebbe un segnale di debolezza di breve con target a 7,54 euro.