Draghi affossa la moneta unica
Dopo aver assorbito senza scossoni l’annuncio del taglio del costo del denaro, l’apertura del n.1 della Banca centrale europea, Mario Draghi, a tassi negativi sui depositi ha fatto perdere all’eurodollaro oltre una figura spingendolo con forza sotto quota 1,31 (1,3065 in questo momento).
Oggi la Bce ha fatto quello che molti si aspettavano: dopo nove mesi di conferma del costo del denaro allo 0,75% ha ridotto il tasso di riferimento in Eurolandia di 25 punti base allo 0,5%. La sforbiciata, non si sa ancora quanto efficace, è stata dettata dal peggioramento registrato nelle ultime settimane della congiuntura economica, un deterioramento ben sintetizzato dal nuovo record registrato dal tasso di disoccupazione.
Draghi ha assicurato che “la politica monetaria rimarrà accomodante finché necessario” e che l’Eurotower continuerà a “monitorare da vicino le informazioni economiche e gli sviluppi monetari”. Per la ripresa del Vecchio continente bisognerà attendere “la seconda parte dell’anno”.
Nessun dettaglio, e questo sta penalizzando i listini azionari, è invece arrivato sulle misure non convenzionali di sostegno alle piccole e medie imprese, su cui lo scorso mese la Bce ha avviato uno studio. “Siamo ancora in una fase preliminare”, ha fatto sapere Draghi.
Ieri sera indicazioni “risk on” sono arrivate dalla Banca centrale statunitense che ha fatto sapere di esser pronta “ad aumentare o ridurre gli acquisti di asset”, aprendo, per la prima volta a un nuovo incremento del piano di quantitative easing (attualmente in quota 85 miliardi di dollari).