Draghi a sei anni dal whatever it takes: oggi euro più forte, stimolo monetario ancora necessario
Mario Draghi non cambia spartito e conferma che i tassi rimarranno a zero almeno fino all’estate 2019 compresa. Oggi, in coincidenza con l’anniversario dei sei anni dal “whatever it takes” pronunciato da Draghi il 26 luglio 2012, il presidente della Bce si è soffermato sulla solidità del contesto economico nonostante l’incognita dazi. “Nonostante le incertezze, legate principalmente al commercio internazionale, rimangano prominenti le informazioni disponibili indicano che l’economia della zona euro procede lungo un percorso di crescita solida”, ha dichiarato il presidente della Banca centrale europea (Bce), nel corso della conferenza stampa che segue la riunione del consiglio direttivo che ha lasciato tassi invatriati. “La forza sottostante dell’economia conferma la nostra fiducia che la convergenza dell’inflazione verso il nostro obiettivo continuerà nel prossimo futuro, anche dopo la graduale riduzione degli acquisiti netti di asset”, aggiunge Draghi.
Draghi ha confermato una spiccata cautela in merito alla normalizzazione della politica monetaria con lo stimolo da parte della Bce che è ritenuto ancora necessario per sostenere l’inflazione.
Poche indicazioni, Bce rimane ottimista su economia nonostante rischio dazi
Dopo la svolta su Qe e forward guidance del mese scorso, oggi la Bce come da attese non annuncia alcuna novità e la relativa calma che ha caratterizzato la decisione di oggi è la consueta conferenza stampa di Draghi si sia conclusa anche in anticipo di venti minuti con pochi gli argomenti discussi. “Oggi non abbiamo discusso di politica di reinvestimento”, ha aggiunto Mario Draghi.
“Dopo le decisioni prese dalla BCE in giugno, non ci si poteva attendere che la riunione odierna del consiglio fosse particolarmente esaltante”, conferma Johannes Müller, Head Macro Research di DWS, che aggiunge: “La buona notizia è che nonostante le incertezze del protezionismo, la BCE vede l’economia nella zona euro in buona salute e ha confermato le sue proiezioni. I rumors di mercato relativi a un possibile annuncio riguardante la procedura per il reinvestimento delle obbligazioni in scadenza come previsto non sono state soddisfatte. Conclusione: l’uscita dal programma di acquisto è predeterminata, l’inizio di una normalizzazione della politica dei tassi di interesse non avrà luogo prima dell’estate 2019”.
Ora fondamenta più solide rispetto a 2012, ma ancora molto da fare
Interpellato sull’anniversario del whatever it takes, Draghi si è limitato a dire: “Oggi l’euro poggia su fondamenta molto più solide rispetto al 2012. Da allora sono state fatte importanti riforme da parte dei governi per completare l’unione monetaria anche se resta ancora molto da fare e allo stesso tempo sono state varate importanti riforme strutturali nei paesi membri”. “Resta molto da fare ma è anche vero che molto è stato fatto. Ora, rispetto a sei anni fa, la Bce è una banca centrale diversa, con cassetta strumenti più ricca”.
Capitolo a parte per la forza dell’euro. “L’euro si è notevolmente appressato nell’ultimo anno e mezzo nonostante lo stimolo monetario”, rimarca Draghi che conferma come l’istituto non abbia un target per il cambio.
“I rischi di downside per la crescita erano già stati messi in evidenza il mese scorso, quando la BCE aveva annunciato la fine del proprio programma di acquisto di asset – rimarca Antoine Lesné, responsabile Strategia e Ricerca EMEA di SPDR ETFs – . I dati deludenti sull’inflazione core di giugno potrebbero causare lo slittamento del primo rialzo dei tassi previsto, ma l’estate 2019 rimane ben posizionata, poiché i dati sottostanti, come quelli relativi ai salari, suggeriscono un’accelerazione dell’inflazione”.