Doppio KO per i francesi di Lactalis: Opa fallisce ancora anche per Bankitalia, Parmalat resta in borsa
Niente da fare. I francesi di Lactalis perdono ancora la scommessa su Parmalat. Nel comunicato di Borsa Italiana, diffuso nell’ultima giornata di possibile adesione all’Opa, si legge che l’offerta ha raccolto un’adesione totale di 706mila azioni rispetto alla soglia necessaria, pari a circa 5,4 milioni di titoli. Un vero e proprio flop, e tra l’altro il secondo a distanza di poco tempo. Il titolo Parmalat scatta in borsa con un rialzo di quasi +4%, a 3,17 euro, a conferma di come il mercato stesso creda che la società valga di più rispetto a quanto proposto dall’azionista di maggioranza.
A fallire stata anche l’Opa che aveva fissato al 90% la soglia minima da superiore per dare il via al delisting: i francesi avevano di conseguenza riaperto l’offerta lo scorso 22 marzo, decidendo di ritentare la scalata e di rinunciare alla Condizione Soglia.
Il nuovo periodo di adesione è iniziato il 29 marzo ed è terminato ieri, 4 aprile, dopo 5 giorni di sedute di borsa aperta.
La riapertura dell’Opa non è servita, in quanto anche stavolta la soglia del 90% non è stata raggiunta: sono state apportate 706.349 azioni pari allo 0,03% del capitale. Sul risultato ha inciso molto probabilmente Bankitalia, che con circa lo 0,5% del capitale, ha deciso di non aderire all’offerta, mettendosi praticamente dalla parte dei fondi.
A questo punto, la quota di Lactalis si ferma all’89,6% del capitale ricordando che il gruppo deteneva già oltre l’87% e che la prima fase dell’Opa si era conclusa con 34,36 milioni di azioni, pari all’1,85% del capitale.
E’ la vittoria del fondo Amber, tra gli oppositori più fermi all’Opa lanciata dai francesi insieme ai fondi Gamco di Mario Gabelli.
Appelli rimasti inascoltati, in quanto a metà marzo Lactalis aveva ribadito il no ad alzare per l’ennesima volta il prezzo dell’Opa, pari a 3 euro per azione, offerto. Il gruppo era stato chiaro e in una nota aveva scritto che non era sua “intenzione incrementare ulteriormente tale valore”, dopo che agli inizi del mese aveva alzato l’offerta dai precedenti 2,8 euro per azione.
La decisione aveva innescato l’attacco del fondo Amber, che detiene il 2,8% di Parmalat, che aveva sostenuto diverse volte che il valore di Parmalat fosse ben più alto anche dei 3 euro offerti da Sofil (società controllata da Lactalis che ha promosso formalmente l’offerta), scrivendo in una nota che, “includendo il potenziale incasso derivante dal contenzioso Citigroup, Parmalat potrebbe valere tra 3,8 e 4,5 euro euro per azione’“.
Così Sofil ha commentato l’ennesima sconfitta:
“Il gruppo Lactalis, in qualità di azionista di ampia maggioranza, continuerà, come già fatto in passato a partire dall’aprile 2011 quando ne acquisì il controllo, a valorizzare la società nell’ambito di una visione industriale di lungo periodo, facendo leva sui suoi prodotti, i suoi marchi e la sua rete commerciale a livello globale, mantenendo allo stesso tempo un forte radicamento industriale nel territorio italiano”.