Domande e risposte per tempi di euro forte
“Non è detto che una recessione non sia salutare, con una riallocazione di risorse tra settori maturi e settori innovativi, con la necessità di un aumento della propensione al risparmio che andrebbe nel medio termine a correggere gli squilibri dei deficit gemelli”.
E’ solo un breve stralcio dell’intervista che segue in cui Saverio Berlinzani, trader sui cambi ben conosciuto da chi frequenta ITF-Rimini e più in generale da chi in Italia si interessa ai cambi, parla di quello che secondo una sua definizione è il “mercato più bello del mondo”.
Domanda: E’ difficile dire come sarà la situazione a maggio, quando parteciperà a Rimini all’ITF, ma in questi giorni sappiamo di sicuro che il dollaro che scende sotto la soglia di 1,50 contro l’euro è un evento carico di significati non solo finanziari. Come vede il quadro di breve, sapendo bene che ogni previsione può essere smentita dopo pochi minuti?
Risposta: Come spesso accade, quando il mercato realizza nuovi massimi o minimi storici, tutti si chiedono quali saranno gli obiettivi e cosa succederà. La crisi del dollaro ha radici lontane e dipende da innumerevoli fattori, e le prospettive di ulteriore ribasso del costo del denaro fanno si che la valuta statunitense stia diventando una valuta da finanziamento. Per tale ragione e per il quadro tecnico di riferimento (chiaramente in trend contrario al dollaro), almeno fino alla prossima decisione della Fed (18 marzo) le aspettative restano ribassiste sul dollaro con possibilità di vedere 1,5280 come obiettivo e nel caso di superamento anche l’area di 1,5500. I supporti sono posti a 1,5040 e 1,4950 e solo la rottura di 1,4850 sarebbe il segnale della fine del rialzo di medio e lungo periodo.
D.: Il superamento di 1,50 ha anche un grande valore psicologico, e probabilmente fa scattare aspettative di ulteriore ribasso del dollaro. E’ successo con il petrolio, che quando ha sfondato 80 dollari al barile ha subito portato a pensare a una prossima soglia di 100. Qual è la situazione sul mercato da questo punto di vista?
R: Io pensavo, in tutta onestà, che la soglia di 1,5000 potesse tenere con maggiore forza e per un periodo di tempo diverso, ed invece nel giro di poche ore il mercato ha superato tale livello provocando una accelerazione della “price action”. Pochi operatori erano long euro e short dollari e questa è stata la ragione principale della facilità con cui questo superamento è avvenuto. A questo punto molti analisti cominciano a parlare di obiettivi in area 1,6000 sbilanciandosi nell’affermare che la banche centrali non interverranno fino al raggiungimento di quei livelli.
D.: Recessione quasi ufficiale e deficit commerciale sempre crescente spingono verso un possibile ulteriore indebolimento. Uno squilibrio evidente del potere di acquisto tra euro e dollaro potrebbe invece spingere verso un rafforzamento. Come vede evolvere le cose, quale spinta è destinata a prevalere?
R: Vi è un problema tutto americano legato al fatto che per anni gli Stati Uniti hanno vissuto spendendo più di quanto guadagnavano ed ora i nodi cominciano a venire al pettine. Non è detto che una recessione non sia salutare, con una riallocazione di risorse tra settori maturi (quello immobiliare ne è un esempio) e settori innovativi, con la necessità di un aumento della propensione al risparmio che andrebbe nel medio termine a correggere gli squilibri dei deficit gemelli. Ma è altrettanto vero che se la caduta del dollaro dovesse essere ulteriormente accompagnata ad un rialzo delle materie prime (petrolio in testa) e a un rialzo dei prezzi e inflazione, allora le banche centrali potrebbero cominciare a temere la stagflazione, il che potrebbe aiutare il dollaro perlomeno a non crollare ulteriormente. La spinta ribassista, per ora, sembra prevalere, ma è un fatto che oggi acquistare assets denominati in dollari appare assai interessante, se ci si può permettere di fare un investimento a medio termine.
D.: Non può mancare la domanda da un milione di dollari, anzi di euro, è meglio. Provi per i nostri lettori a tratteggiare una strategia di entrata-uscita sul dollaro a sei mesi, tre anni, cinque anni?
R: L’idea a sei mesi è quella di comprare ancora euro sui ribassi fino a che non torneremo sotto 1,4850 con obiettivi iniziali a 1,5275-1,5300. A tre e cinque anni, tenendo conto del fatto che a settembre 2008 vi saranno le elezioni Usa (che a nostro avviso saranno appannaggio dei democratici con i quali tradizionalmente il dollaro è stato forte), pensiamo alla convenienza di acquistare dollari tra 1,5150 e 1,5500 per andare a cercare gli esaurimenti del trend di medio e lungo periodo che a nostro avviso non sono lontani. Obiettivi? Difficili da ricercare andando così lontano come scadenza, ma sicuramente diremmo non lontano dai livelli di parità dei poteri di acquisto, oggi in area 1.2500.
D.: Al di là dei fondamentali di medio-lungo, per chi opera nel breve quali sono i punti di riferimento per impostare posizioni? In base a quali elementi gli operatori pensano che una valuta sia sopravvalutata o sottovalutata?
R: Chi opera sul mercato dei cambi e chi opera nel breve periodo deve tenere conto e fidarsi solamente del proprio metodo di trading, non pensando a quelli che sono i fondamentali, evitando eventualmente di operare solo a ridosso dei dati macro per evitare alta volatilità che potrebbe provocare l’uscita da posizioni anche tecnicamente corrette. Per il resto il proprio metodo di trading deve essere la ragione di vita di un trader di breve. I metodi che vengono usati sono molteplici e molteplici sono le ragioni per ritenere nel breve una valuta sopravvalutata o sottovalutata, perché i traders si fidano dei propri indicatori ma gli indicatori sono tanti e di diversa interpretazione.
Saverio Berlinzani sarà relatore e trader al prossimo ITF ’08 – Rimini 15 e 16 Maggio
www.italiantradingforum.it