Dollaro, il ciclo rialzista non è ancora finito
L’apprezzamento del dollaro Usa è stato individuato come una delle cause delle turbolenze sui mercati finanziari da inizio anno. In particolare, un dollaro forte mette in difficoltà i Paesi emergenti e le materie prime. Il suo ciclo rialzista, tuttavia, non è ancora finito stando alle parole di Pierre Olivier Beffy, chief economist di Exane BNP Paribas
Il regno di re dollaro non è ancora finito. Secondo Pierre Olivier Beffy, chief economist di Exane BNP Paribas, il biglietto verde potrebbe ancora dire la sua sui mercati valutari. La sua forza corrisponde infatti a quella dell’economia americana che ha recentemente sorpreso con dati economici positivi. “I dati più importanti sono arrivati dagli Stati Uniti venerdì scorso – precisa lo strategist di Exane – con l’Ism manufacturing a 51,8, sopra le attese di consensus. Dato che la componente relativa ai nuovi ordini ha superato i 58 punti base, l’Ism Manufacturing potrebbe addirittura toccare i 55 punti base nei prossimi mesi”.
Il che, secondo Beffy, allontana lo scenario 2008 ma avvicina quello del 1998-1999: “L’Ism aveva registrato un significativo rimbalzo dopo diversi mesi di contrazione e stress finanziario”. D’altronde anche le pressioni deflazionistiche sembrano allentare la loro presa sull’economia. “La seconda sorpresa dell’Ism è il rimbalzo della componente prezzi pagati, a 51,5 cioè a un livello sopra la soglia di 50 punti base per la prima volta da ottobre 2014. Tale livello è coerente con il calo delle pressioni deflazionistiche nei prossimi mesi. Qualora il prezzo del petrolio dovesse continuare a stabilizzarsi sopra i 30 dollari è possibile stimare un aumento delle aspettative inflazionistiche nei prossimi mesi”.
Nonostante la sorpresa per il deprezzamento del biglietto verde a inizio anno, “riteniamo che il ciclo rialzista del dollaro non sia ancora finito. In effetti, se analizziamo i precedenti rally, il tasso di cambio effettivo reale del dollaro non ha ancora raggiunto i picchi registrati precedentemente e l’attuale ripresa dell’economia statunitense potrebbe essere il segnale che indica un ulteriore apprezzamento del dollaro, esattamente come accaduto nel 1998-1999″.