Notizie Notizie Italia Il dilemma della ricapitalizzazione agita ancora Bpm. Gli analisti vedono aumento oltre 600 mln

Il dilemma della ricapitalizzazione agita ancora Bpm. Gli analisti vedono aumento oltre 600 mln

15 Aprile 2011 10:26

Il cielo è terso su Milano, ma il vento che soffia è gelido. Anche Piazza Meda non è risparmiata. Passano i giorni e gli investitori continuano a ragionare sull’eventualità di ricapitalizzazione della Banca Popolare di Milano. Il titolo dell’istituto meneghino non a caso va giù: cede due punti percentuali, scambiando a 2,656 euro. La Banca di Italia due ha invitato ufficialmente l’istituto ad esaminare il capitolo rafforzamento patrimoniale, alla luce dei rilievi seguiti all’ispezione. E ad attuarlo. Un monito che lascia poco spazio al diritto di replica ai sindacati-azionisti della Bpm, che nelle ultime settimane hanno continuato a fare muro alla proposta di effettuare l’iniezione di capitale ventilata dal presidente Massimo Ponzellini. Per evitare il rischio della Milano, di ritrovarsi ultima tra le grandi cooperative a ricapitalizzare a un prezzo sempre più salato è intervenuta Banca d’Italia.


A inizio mese lo scontro tra Ponzellini e l’associazione Amici della Bpm, il “parlamentino” dei sindacati cui fa capo la maggioranza del cda di Bpm si era spostato anche su un altro fronte: quello della governance con la richiesta del presidente di mettere a verbale la votazione in cda sull’aumento di capitale da 500-600 milioni di euro su cui 13 consiglieri su 18 hanno risposto picche. Secondo quanto riportano i quotidiani nella sua relazione Banca d’Italia avrebbe messo nero su bianco diversi punti: primo avrebbe richiesto una ricapitalizzazione in tempi stretti anche superiore ai 600 milioni di euro, secondo la cancellazione del dividendo, terzo differenti ponderazioni di RWAs con incrementi di 300-400 milioni. E per fare quadrato anche sul fronte governance Palazzo Koch avrebbe sgombrato il campo con la richiesta di un aumento delle deleghe da 1 a 6. Tutto verrà deciso nel cda di martedì prossimo.


“L’aumento di capitale non potrebbe essere deliberato dall’assemblea del 30 aprile causa tempi”, commentano questa mattina gli analisti di Equita. “L’eventuale execution sarebbe quindi nel terzo trimestre, principale elemento negativo qualora l’indiscrezione fosse confermata”.Secondo il broker un aumento di capitale da 600 milioni di euro porterebbe il Core Tier 1 ratio pro-forma compreso il deal bancassurance da 7,1% a circa il 7,7%, ma richiederebbe la modifica dei termini del mandatory 2013, visto che a quel punto il capitale derivante dalla conversione non sarebbe più necessario. “Nelle nostre stime ipotizziamo la conversione del mandatory: un aumento di capitale da 600 milioni diluirebbe il ROTE da 7,8% a 7,3%, ma se venisse mantenuto anche il mandatory ci sarebbe un’ulteriore diminuzione di 1 punto percentuale”.


Quanto all’aumento delle deleghe, a detta degli analisti della sim milanese, si tratterebbe di una modifica marketfriendly che migliorerebbe la governance, anche se il grip dei sindacati nel board potrebbe essere difficilmente ridotto. “Il cda indetto per martedì prossimo”, segnalano invece gli analisti di Intermonte, “potrebbe annunciare la ricapitalizzazione funzionale anche al riacquisto di alcune minorities, come la Carialessandria e la Banca di Legnano, che secondo le nostre stime potrebbero mangiare altri 30 punti base di Core Tier 1 ratio. Al netto dei Tbonds e incorporando i maggiori RWA il core tier1 ratio di fine 2010 rivisto dovrebbe attestarsi intorno al 6,6% rispetto al 7,1%, ovvero sotto il 5,5% al netto dei Tbonds”.