Detassazione e leva tecnologica per rilancio previdenza complementare in Italia (ricerca)
La società di consulenza Excellence Consulting ha presentato uno studio sul tema della previdenza complementare in Italia, proponendo una propria soluzione al gap che caratterizza il sistema italiano rispetto a quello dei Paesi più evoluti al riguardo.
Dal quadro numerico delineato nello studio emerge lo stato di ritardo caratterizzante il sistema pensionistico nostrano. A partire dal 2007, in cui venne introdotta la possibilità ai lavoratori di collocare il proprio TFR nei Fondi Pensionistici Integrativi, solamente il 16% della popolazione lavorativa lo fa.
A peggiorare il quadro vi è il deterioramento delle condizioni pensionistiche statali: infatti in Italia la spesa per le pensioni pubbliche ha assorbito il 15.7% del Pil in media durante il periodo 2010-2015, il secondo valore più elevato tra i paesi Ocse.
Tuttavia con l’ultima riforma del sistema previdenziale, che prevede condizioni meno favorevoli del passato sia di accesso di entità del trattamento pensionistico, sarà possibile ridurre al 2060 la spesa pubblica per pensioni di circa 2 punti di Pil.
Maurizio Primanni, CEO di Excellence Consulting, sottolinea che “una proporzione sempre maggiore di lavoratori va incontro ad interruzioni contributive, che avranno un effetto marcato sulle pensioni del futuro. E’ stato calcolato che nel caso di lavoratori a basso reddito, la decurtazione della pensione sarà del 10%, nel caso di un ingresso sul mercato del lavoro ritardato di cinque anni, rispetto al 3% in media nei paesi dell’Ocse”.
A testimonianza di quanto il quadro è differenziato di Paese in Paese ricordiamo che il mercato della previdenza complementare rispetto al Pil vale il 96% nel Regno Unito, l’84,60% negli Stati Uniti e il 74,70% in Canada. In Italia solamente il 6,60%.
In Europa si sta tentando di incoraggiare le forme previdenziali complementari, principalmente nei Paesi dove questa cultura è ancora poco diffusa; l’evoluzione dei canali distributivi dei PIP (Piani Individuali Pensionistici) e degli FPA (Fondi Pensione Aperti) vede un aumento degli agenti che dal 2011 al 2015 passano dal 42% al 54% per quanto riguarda i PIP e dal 21 al 30% i FPA.
La società di consulenza propone nello studio due forme di implementazione per la maggior diffusione ed utilizzo delle forme complementari. In primo luogo un occorrerebbe un sistema di tassazione più favorevole, “sarebbe un bellissimo passo per riallineare l’Italia al contesto dei Paesi con sistemi previdenziali più evoluti. Si guardi al modello anglosassone- ricorda Maurizio Primanni- “nel Regno Unito i contributi sono esenti, le plusvalenze quasi sempre esenti, la tassazione differita e si possono dedurre fino a 20.000 sterline annualmente”.
Altro strumento fondamentale per lo sviluppo della previdenza integrativa in Italia sarà un migliore utilizzo della leva tecnologica da parte degli operatori del settore. “Se si confrontano le esperienze estere con quelle italiane – continua Maurizio Primanni – è evidente l’approccio commerciale indifferenziato in Italia rispetto all’estero. L’approccio di marketing efficace deve basarsi su un efficiente modello di consulenza basato sulla tecnologia che renda il cliente oggettivamente informato e consapevole”.