Descalzi (Eni): Kashagan fonte di cassa. 2016 difficile ma tanti i successi
Nell‘arco del 2016 Eni è riuscita a “veleggiare” in un quadro caratterizzato da diverse sfide e da “situazioni difficili e complesse”.
E’ quanto ha dichiarato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, parlando con i giornalisti alla fine della cerimonia di consegna degli Eni Award 2016 al Quirinale, che si è svolta stamattina alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
A margine della cerimonia, Descalzi ha commentato la spedizione del primo lotto di greggio proveniente da Kashagan, prevedendo un impatto decisamente positivo sull’azienda da parte del maxi giacimento del Kazakistan. Se infatti le conseguenze dell’estrazione del petrolio di Kashagan non saranno molte sull’Opec – in quanto “l’Opec ha già inserito nelle sue valutazioni” il lotto estratto – per Descalzi l’offerta “cambia molto le cose per Eni”.
Cambiamenti importanti “perché avremo una grande cassa che viene dalla produzione di Kashagan, se questa sarà crescente nei prossimi 3-4 anni”. Il giacimento sosterrà il colosso petrolifero attraverso una “produzione sia di ebit che di cassa” fino a quattro anni, nell’ambito di un periodo definito “di recupero”.
Riassumendo il 2016, Descalzi ha parlato di un anno contrassegnato da “tante cose difficili, complesse, ma anche da tanti successi”. Sicuramente, Eni è riuscita a “compensare una Val D’Agri che è stata ferma per 5 mesi con altre produzioni e con un time to market” e un contesto caratterizzato anche dalla perdita di produzione della Nigeria.
Non solo: “Siamo riusciti ad abbassare il margine di raffinazione da 8,2 dollari al barile di due anni e mezzo fa, quando sono arrivato, a 4 dollari al barile”, e ciò significa che “a 4 dollari di margine riusciamo a vivere con la nostra raffinazione” mentre “la chimica, con la grossa trasformazione fatta, continua a produrre ebit e cassa, anche in un panorama depresso”.
Non poteva mancare una domanda sul trend dei prezzi del petrolio, a cui Descalzi ha risposto così: “Siamo saliti da 33-34 dollari al barile fino a 50 dollari circa. Ciò si spiega con l’offerta, che è scesa rispetto alla domanda, che viaggia attorno a 1,2-1,3 milioni. L’offerta, che in questo periodo dello scorso anno era superiore ai 2 milioni di barili, oggi viaggia a 400.000-500.000 barili”. Elemento rialzista per le quotazioni petrolifere è inoltre l‘Opec, che potrebbe intervenire (ovvero decidere di agire concretamente per sostenere il livello dei prezzi), e dunque “accelerare questo equilibrio tra la domanda e l’offerta”.
L’amministratore ha parlato anche delle “scorte”, che si aggirano sui “3,2 miliardi”, aggiungendo che esiste “un miliardo in eccesso che dovrebbe essere venduto nel 2017. Di conseguenza, il prossimo anno assisteremo a un trend stazionario, ma in crescita e con qualche oscillazione, visto che le scorte dovranno essere evacuate. Poi vediamo quello che succederà perchè, mancando gli investimenti, nel 2018-19 potrebbe esserci un gradino di salita dei prezzi, dal momento che potrebbe mancare il petrolio”.
Il manager ha infine espresso soddisfazione per il lavoro svolto dalla “squadra” che, in un contesto denso di sfide, ha “risposto benissimo”. Il punto è, ha puntualizzato il ceo, è che “se siamo riusciti a fare questo è perché abbiamo della gente eccezionale”.