Notizie Notizie Italia Il denaro di plastica, per gli italiani più un rischio che una comodità

Il denaro di plastica, per gli italiani più un rischio che una comodità

5 Marzo 2008 14:29

La moneta di plastica non scalfisce l’amore degli italiani per la classica banconota. Poco può fare la tecnologia incalzante e la rivoluzione digitale, che hanno allargato le possibilità di scelta nei pagamenti, con una maggiore velocità e semplicità delle transazioni. A tutt’oggi, 9 transazioni su 10 avvengono ancora in contanti, contro una media europea di 7 su 10. A rivelare questa tendenza tutta italiana è una ricerca condotta da Rissc, il centro di ricerca e studi sulla sicurezza e la criminalità, presentata oggi durante la tavola rotonda organizzata da Cpp Italia, la divisione della multinazionale inglese specializzata nella tutela delle carte di pagamento.


Insomma lo shopping italiano avviene in stragrande maggioranza con la mazzetta di banconote in tasca. E non è solo una questione di affetto verso il contante, quanto piuttosto psicologica. L’avversione alla moneta di plastica è infatti legata alla paura di subire una frode. Su 400 intervistati nel periodo giugno-agosto 2007 tra Milano, Padova, Roma e Napoli, ben oltre il 90% ha dichiarato di temere una frode legata ai dati personali o alla carta di pagamento. Una preoccupazione non certo infondata, visto che il 38% degli intervistati sono già state vittime di un evento di questo tipo in passato. La paura più comune? E’la temuta clonazione della carta, con una percentuale pari al 54%.


E questo senso di rischio inevitabilmente si riflette sulle abitudini nell’uso della moneta di plastica. Infatti, mentre chi non si fida della carta di credito, decide di non possederla nemmeno, il 17% di chi ha un bancomat, lo utilizza regolarmente pur non fidandosi. Insomma l’italiano taglia la testa al toro: niente carta, niente rischio. Eppure, basterebbero alcuni accorgimenti per evitare il danno. “I risultati di questa ricerca – commenta Walter Bruschi, country manager di Cpp Italia – mettono in evidenza un netto contrasto tra l’elevato livello di attenzione dichiarato dagli intervistati e i loro comportamenti concreti, viziati forse da un’eccessiva pigrizia o di una scarsa dimestichezza con la tecnologia”.