Notizie Valute e materie prime Default Argentina: l’impatto sulle valute, ecco quelle più a rischio

Default Argentina: l’impatto sulle valute, ecco quelle più a rischio

1 Agosto 2014 08:45
Le conseguenze del default dell’Argentina, avvenuto in scia al fallimento delle trattative con gli hedge fund statunitensi, si vedranno soprattutto sul mercato delle valute, con l’accentuarsi della volatilità soprattutto per alcune divise. Secondo gli esperti del forex, in affanno saranno soprattutto le valute dei Paesi emergenti, complice l’avvicinarsi della prospettiva di un rialzo dei tassi della Federal Reserve. 
“La fiducia degli investitori potrebbe venire meno, portando a una fuoriuscita di capitali dall’Argentina con un potenziale effetto contagio sui Paesi emergenti, le cui divise e listini azionari potrebbero risentire nel medio periodo a causa di un meccanismo di trasmissione, che parte da un mix di aspettative per l’uscita definitiva da parte della Federal Reserve dal tapering e di potenziali effetti di fuga da rendimenti alti”, ha commentato Matteo Paganini, chief analyst DailyFX (FXCM). 
Nello specifico, l’economia dell’Argentina, già attanagliata da un’inflazione alta e da un peso svalutato sia nei confronti dell’euro che del dollaro americano, potrebbe vivere momenti di tensione con ulteriori deprezzamenti della propria divisa che però, potrebbero essere sfruttati per promuovere politiche di sostegno all’export, secondo l’esperto. Ma al di là dell’Argentina, “tutte le valute emergenti dovrebbero essere guardate con molta attenzione da parte di chi possiede investimenti in bond sovrani a causa della possibilità di deprezzamento delle stesse, con l’idea di sottopesare in ottica prudenziale i portafogli almeno nel breve termine”, avverte Paganini.
Concordano gli analisti di Swissquote, secondo cui dovrebbe aumentare costantemente la volatilità al ribasso delle valute ad alto rendimento dei mercati emergenti. “La prudenza degli operatori nei confronti dei Paesi emergenti con fondamentali macroeconomici fragili dovrebbe aumentare e la prima zona a rischio è costituita dai dimenticati cinque fragili (Turchia, Brasile, Sudafrica, India e Indonesia)“, conclude Swissquote.
Per il resto, le ripercussioni sui mercati principali mondiali, l’oro e le valute rifugio (yen, franchi e dollari) dovrebbero invece rimanere contenute, a meno di assistere a un deflusso di capitali da Borse e Paesi emergenti tout court, come successo nel maggio del 2013. Per questa ragione l’attenzione è rivolta ancora una volta alla Fed.