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I dati macro spingono euro e sterlina

Pubblicato 6 Agosto 2013 Aggiornato 5 Luglio 2019 15:01

Il biglietto verde perde terreno contro euro e sterlina. Segno più per il cambio tra la moneta unica e il dollaro, salito oggi fino a 1,3322 usd, e per il cable, l’incrocio sterlina/dollaro, che oggi si è portato ai massimi da fine luglio a 1,5391. Nell’ultimo mese il primo cross è salito del 3,7% mentre il secondo ha messo a segno un +3,2%.

Nel caso della moneta unica la spinta rialzista arriva dalla Germania dove gli ordini all’industria a giugno hanno fatto registrare un incremento del 3,8% mensile, decisamente migliore rispetto al +1% delle attese. Indicazioni migliori del previsto anche dal nostro Paese dove la lettura del Pil del secondo trimestre ha evidenziato un calo dello 0,2%, la metà rispetto al consenso, suggerendo che forse la fase più acuta della crisi è ormai alle spalle.

Secondo Vincenzo Longo, Market Strategist di Ig,”i dati confermano che la fase di stabilizzazione dell’economia è in atto e rilanciano concrete prospettive di ripresa negli ultimi mesi dell’anno”. “Importanti -continua l’esperto- saranno la tenuta del governo Letta e i risultati elettorali in Germania, che potrebbero ammorbidire la linea di rigore della Merkel”.

Nel Regno Unito a giugno è stato registrato un incremento dello 1,1% m/m della produzione industriale e un +1,9% per il dato relativo il manifatturiero (consenso +0,7 e +0,9%).

La sostanziale tenuta del biglietto verde è da ricondurre alle notizie arrivate dagli Stati Uniti nel corso del pomeriggio. Il Dipartimento del Commercio ha annunciato che a giugno il deficit commerciale è sceso ai minimi dal 2009 a 34,2 miliardi di dollari, il 22,4% in meno rispetto a maggio, e Dennis Lockhart, presidente della Fed di Atlanta, ha dichiarato che il piano di acquisto asset potrebbe essere ridotto in uno qualsiasi degli incontri in calendario da qui a fine anno (settembre, ottobre e dicembre).

“Per la prima volta -rileva valutario di Matteo Paganini, Chief Analyst DailyFX (Fxcm)- un membro non votante della Federal Reserve ha paventato l’idea che ad ottobre potremmo assistere ad una riduzione degli acquisti di titoli, nel momento in cui la disoccupazione dovesse calare al ritmo di 180k/200k posti di lavoro creati”.