Damiani: a.d., in Borsa per finanziare lo sviluppo ma senza acquisizioni
Dall’8 novembre, se l’iter procede senza intoppi, una nuova stella dovrebbe brillare nel firmamento di Borsa Italiana. Si tratta di Damiani spa, capofila del Gruppo Damiani, attivo nella creazione, realizzazione e distribuzione di gioielli di alta gamma e di design in Italia e all’estero, che, tramite una Offerta pubblica di vendita e sottoscrizione (Opvs), approderà allo Star, il segmento di Borsa ad alti requisiti. L’offerta globale ha per oggetto un ammontare massimo di 26.355.500 azioni, corrispondenti a circa il 31,9% del capitale sociale di Damiani, di cui 18.462.500 titoli in arrivo da un aumento di capitale sociale scindibile e a pagamento con esclusione del diritto di opzione. A vendere titoli sono i due fratelli Grassi Damiani, Giorgio e Silvia, più il direttore finanziario, Giulia De Luca, che passeranno dai rispettivi 12,56%, 12,56% e 1,95% al 4,06%, 4,06% e 0,15% post Ipo e in caso di integrale esercizio della “greenshoe”.
Da ricordare infatti che è prevista la concessione da parte degli offerenti ai coordinatori dell’Offerta globale di vendita e sottoscrizione (Unicredit e Merrill Lynch International seguono l’operazione in qualità di joint global coordinators e joint bookrunners, ndr) di una opzione greenshoe per l’acquisto al prezzo di offerta di ulteriori massime 2.635.550 azioni, corrispondenti a una quota pari al 10% del numero di azioni oggetto dell’offerta globale, da allocare presso i destinatari del collocamento istituzionale. Qualora fosse integralmente esercitata l’opzione greenshoe, il numero di azioni complessivamente collocate salirebbe a 28.991.050, corrispondenti a un flottante del 35% circa. L’Offerta globale di vendita e sottoscrizione consiste per il 10% in un’Offerta pubblica di vendita e sottoscrizione rivolta al pubblico indistinto in Italia che prende il via oggi per terminare il 2 novembre e per la restante parte in un contestuale collocamento istituzionale in Italia e all’estero. L’intervallo di prezzo è stato individuato fra un valore minimo di 3,80 euro e un valore massimo di 5,20 euro per azione, a cui corrisponde una valorizzazione del capitale economico della società attiva nel settore del lusso pari a un minimo di circa 243,7 milioni di euro e un massimo di circa 333,5 milioni di euro. Il prezzo di offerta sarà comunicato entro il 5 novembre mediante pubblicazione su almeno un quotidiano a diffusione nazionale.
“Ci quotiamo – afferma il presidente e amministratore delegato, Guido Grassi Damiani, in occasione della presentazione dell’Ipo alla stampa tenutasi questa mattina a Milano – innanzi tutto per finanziare lo sviluppo futuro, che prevede essenzialmente l’apertura di nuovi negozi e l’espansione sul mercato internazionale soprattutto dei due marchi, Damiani e Bliss”. “Ci muoviamo – spiega Grassi Damiani – con i due brand che sono agli antipodi del mercato. E’ una manovra a tenaglia che dovrebbe spianarci la strada per l’introduzione degli altri nostri brand nel futuro”. Le aree geografiche prescelte per la strategia di espansione sono il Giappone, gli Stati Uniti, il Middel East-Ex Unione Sovietica e il Far East, Cina in primis. Il mercato dell’Ex Celeste Impero, secondo quanto dichiara l’a.d. del gruppo della gioielleria, “oggi come oggi potrà dare più soddisfazioni con Bliss, perché con una decina di giorni di stipendio il cinese medio può comprare senza grossi problemi un gioiello del brand che si posiziona nel segmento del lusso accessibile”. Lo sviluppo futuro invece per ora non contempla acquisizioni: “Non abbiamo un target di acquisizioni al momento – fa sapere Grassi Damiani – anche se sapremo valutare opportunità valide, cosa che abbiamo già dimostrato di sapere fare. Ora tuttavia abbiamo un portafoglio brand che giudichiamo buono così”. “Ma ci quotiamo – prosegue il presidente e a.d. – anche per incentivare il management e per questo è già stato deliberato un piano di stock option ad hoc, e per aumentare a livello globale la consapevolezza del brand. Tra l’altro ci sono pochi nostri diretti concorrenti quotati anche per via delle forti barriere all’entrata del nostro mercato di riferimento”.
Il gruppo ha intenzione di restare focalizzato nella gioielleria: “Restiamo concentrati sulla gioielleria ma sapremo in ogni caso valutare possibili opportunità. Ad esempio con Damiani e Bliss abbiamo già fatto alcuni esperimenti che hanno avuto un riscontro positivo di brand extension nel campo degli orologi. Quando decideremo di dedicarci al segmento degli orologi con Damiani avremo ottime possibilità anche perché la concorrenza non è particolarmente agguerrita”. Tra i concorrenti c’è senza dubbio Bulgari, già quotata in Borsa, che restituisce agli azionisti sotto forma di dividendo una cedola pari al 60-65% degli utili. “Per quanto concerne i dividendi – dice Grassi Damiani – è nostra intenzione pagarli ma non è una priorità. In ogni caso pagheremo sugli utili una percentuale inferiore rispetto a quella di Bulgari”. Il Gruppo Damiani ha archiviato l’esercizio su cui è calato il sipario il 31 marzo con un utile netto pari a 14,24 milioni di euro, in ascesa sui 10,38 milioni totalizzati nell’analogo periodo dell’anno prima.