D. Choe: la deflazione in Giappone è destinata a rafforzare lo yen
Dopo un minimo a 1,3699 dollari, la moneta unica continua a recuperare terreno. Dopo i guadagni che hanno fatto da corollario all’innalzamento del costo del denaro da parte delle autorità cinesi, l’euro torna a guadagnare terreno sul dollaro, riportandosi in quota 1,39 dollari (1,3913). Secondo David Choe di IG Markets “il sentiment si è modificato oggi, il rally dei mercati azionari cinesi fa pensare che il rialzo dei tassi sia stato un segno di fiducia da parte del governo. Questo ha permesso all’euro di salire, con il dollaro statunitense che ha ripreso a scendere”.
La moneta statunitense torna a perdere terreno anche contro lo yen, portando il cambio tra le due valute a 81,220 yen. Ritorna quindi di grande attualità il superyen, spina nel fianco dell’export nipponico. Il ministro delle finanze giapponese Yoshihiko Noda ieri ha ancora una volta confermato che il governo continuerà a sorvegliare i mercati valutari e risponderà prontamente se necessario.
Tuttavia, rileva Choe, “gli effetti del recente intervento giapponese, il 15 settembre, hanno indebolito lo yen solo per due settimane, e il ministero delle finanze si sta rendendo conto che l’azione intrapresa, in assenza di coordinamento con le altre nazioni, è futile”. L’analista sottolinea come “strutturalmente, le pressioni deflazionistiche sull’economia giapponese rendono difficile per il paese indebolire la propria moneta, dato che la deflazione ha l’effetto di aumentare il potere d’acquisto della moneta”.
In crescita anche il cambio sterlina/dollaro, che in questo momento si porta a 1,5792. Oggi dalla Gran Bretagna sono stati resi noti i verbali dell’ultima riunione del board della Bank of England, le cifre sull’indebitamento del settore pubblico ed i tagli di bilancio destinati a far rientrare nei ranghi il deficit.
Le minute non hanno riservato sorprese, anche se Choe rileva come ormai sia “chiaro che la banca centrale ritiene che l’inflazione scenderà di nuovo a livelli accettabili, poiché in presenza di aumenti della domanda la capacità latente nell’economia permetterà una maggiore produzione piuttosto che una maggiore inflazione”.
L’Office for National Statistics ha invece rivelato che il deficit del settore pubblico a settembre si è inaspettatamente allargato a £ 15,6 miliardi, mentre il Ministro delle Finanze George Osborne ha illustrato il piano di riduzione della spesa per i prossimi quattro anni, destinato a tagliare le uscite di 83 miliardi di sterline.
In media ogni ministero subirà una decurtazione del 25%. I dipendenti pubblici scenderanno di quasi mezzo milione di unità (490.000) ed i loro stipendi saranno congelati per due anni, sarà introdotta una nuova tasse sulle banche e gli affitti sociali saliranno all’80% del valore di mercato. In crescita anche l’età pensionabile, che gradualmente salirà a 66 anni nel 2020.