D. Choe: la corporate tax irlandese potrebbe ritardare o addirittura far crollare i negoziati

Le notizie in arrivo dalla Cina interrompono la risalita della moneta unica. Oggi le autorità di Pechino hanno annunciato un rialzo del coefficiente di riserva obbligatoria degli istituti di credito di mezzo punto percentuale per frenare la concessione di prestiti ed evitare il surriscaldamento dell’economia. La misura entrerà in vigore il 29 novembre e fa parte di un più ampio pacchetto di interventi per frenare l’inflazione, che ad ottobre ha messo a segno il rialzo maggiore da più di due anni (+4,4%). Si tratta della terza manovra di questo tipo da settembre.
La notizia ha innervosito gli operatori, visto che un contenimento della crescita del Celeste Impero è destinato a ripercuotesi sulla ripresa globale, che in momenti come questo fa decisamente affidamento sulla capacità di traino dell’economia cinese. Interrotto quindi a metà il recupero degli asset considerati più a rischio, dopo le sofferenze delle ultime sedute legate all’andamento della questione irlandese, lungi dall’essere risolta.
Nonostante i miglioramenti degli ultimi giorni il negoziato tra Unione europea-Fondo monetario internazionale e Irlanda sembrerebbe essersi arenato sulla richiesta di alcuni paesi UE di alzare il tax rate irlandese sulle imprese (12,5%). Ovviamente l’esecutivo dell’Isola del Trifoglio è decisamente contrario a questo tipo di richiesta, poiché la corporate tax viene vista come il motore del miracolo economico dell’isola.
Come rileva David Choe di IG Markets nel Forex Focus di oggi “mentre sembra che un pacchetto di salvataggio sia ormai inevitabile, la questione della tassa sulle imprese irlandesi potrebbe rivelarsi un punto critico destinato a ritardare, o nel peggiore dei casi, a far crollare i negoziati”.
Scarna l’agenda macro di oggi. Per quanto riguarda Eurolandia, arrivati i dati relativi i prezzi alla produzione tedeschi ad ottobre, cresciuti sopra le attese dello 0,4% mensile e del 4,3% annuo. L’euro contro la divisa statunitense scambia a 1,3644 dollari, mentre il cross con la divisa giapponese scende a 113,93 yen.
Il discorso relativo la moneta unica può essere esteso mutatis mutandis alla sterlina, che dopo aver spinto il cable ad un massimo di seduta a 1,6093 dollari in questo momento quota 1,5957. Decisamente penalizzato dalla mossa cinese anche il dollaro australiano, anche in vista, come segnala Choe, “di un possibile aumento del tasso di interesse di riferimento già questo fine settimana”. L’aussie scambia a 0,9844 dollari ed a 1,3857 nel cross con la moneta unica (euraud).