Curriculum vitae: metà degli italiani non è sincero
Pur di lavorare, un italiano su due non ci pensa due volte a falsare il proprio curriculum. Lo dice Robert Half, società di recruiting specializzato, in una ricerca condotta tra 2500 manager di tutto il mondo, a cui è stato chiesto quali tra le caratteristiche descritte nei curricula di chi cerca lavoro si rivelino poi davvero esistenti e quali, invece, risultino “gonfiate”, se non completamente inventate.
I 200 manager italiani interpellati hanno rivelato che gli aspiranti lavoratori del Belpaese spesso esagerano sulle proprie conoscenze linguistiche (il 54%) e sulle proprie abilità informatiche (il 39%). Più di metà dei candidati, il 52%, invece mente sul reale contenuto del proprio lavoro, e il 29% si dipinge con più responsabilità nella gestione di team di collaboratori di quanto non sia reale. C’è anche chi mente sui propri titoli di studio: lo fa il 10% degli italiani. Non si arriva, magari, a inventarsi una laurea, ma ci si spinge spesso a esagerare l’importanza di qualche corso di specializzazione. Sulle motivazioni che spingono a cambiare posto di lavoro, invece, è il 15% a non dire tutta la verità.
Gli italiani non sono, comunque, i soli “disonesti”. La media internazionale calcolata da Robert Half infatti vede il 48% dei candidati dipingere fantasiosamente i contenuti del proprio lavoro, il 41% gonfiare le proprie conoscenze linguistiche, il 35% esagerare le proprie capacità di coordinamento di un team, e l’11% falsare il proprio titolo di studio.
Si mente poco, invece, sul proprio stipendio e sulle esperienze lavorative: nessun italiano lo fa, a fronte di un 1% di media internazionale per entrambe le informazioni.
Ovviamente, i manager sanno come tutelarsi dalle bufale. La maggior parte di loro sono diffidenti; per il 53%, infatti, sono convinti che le informazioni che si deducono dai curriculum vitae dei candidati siano inaffidabili, al contrario del 47%, che, invece, sceglie di fidarsi. Ad ogni modo, il 73% dei dirigenti, prima di assumere una persona, controlla le informazioni che la riguardano su social e professional network.
Ma perché la gente mente quando cerca lavoro? Carlo Caporale, Associate Director di Robert Half, ritiene che sia soprattutto per motivi formali. “I CV che si compilano nel nostro paese, per questioni culturali e di stile, sono in genere più discorsivi di quelli stranieri. Quindi consentono maggior libertà d’azione nelle zone d’ombra”.