Crolla il prezzo del gas: i motivi del grande dietrofront e la possibile sponda nella lotta all’inflazione
Il prezzo del gas TTF continua a crollare e oggi scende sotto i 110 euro al megawattora, sui minimi da metà giugno. Nelle ultime 5 sedute il crollo dei prezzi è stato di oltre il 30 per cento con quotazioni arrivate a oltre -67% dai massimi storici di agosto. Ad agevolare la spinta al ribasso sono le scorte elevate in Europa e le temperature oltre la media stagionale. “Il forte calo del gas (e di conseguenza dei prezzi dell’elettricità in Europa) dovrebbe contribuire ad attenuare le pressioni inflazionistiche nei prossimi mesi”, argomentano gli esperti di MPS Capital Services.
Intanto l’Europa continua a lavorare sul piano volto a contenere i prezzi dell’energia in futuro. Ieri la Commissione europea ha pubblicato le proposte basate principalmente su tre pilastri: a) la creazione di regole per permettere acquisti congiunti di gas a livello comunitario in modo da potere negoziare prezzi migliori dai fornitori; b) la creazione di un nuovo benchmark sul LNG entro marzo 2023 e nel frattempo dei meccanismi per contenere la volatilità sul TTF; c) regole automatiche di solidarietà tra gli stati membri nel caso di carenza delle scorte.
Il piano della Commissione sarà discusso dai leader UE il 20-21 ottobre con l’obiettivo è riuscire a firmare il documento per la riunione straordinaria dei ministri dell’energia di metà novembre.
Piano Ue: il dettaglio delle misure proposte
Nel dettaglio le proposte prevedono l’introduzione di un cap temporaneo al TTF da attivare in casi di emergenza (soglia d`intervento non fissata), nella forma di un corridoio di prezzi massimi applicabili in determinate condizioni (da stabilire). La commissione svilupperà inoltre un meccanismo di price cap per il gas utilizzato nella generazione elettrica.
E’ poi previsto l’utilizzo dei ‘cohesion Fund’ per 40 miliardi di euro a livello EU per ridurre il peso dei costi energia alle SME. La quota dell’Italia dovrebbe aggirarsi sui 3-4 mld.
Per quanto riguarda gli acquisti congiunti di gas attraverso una piattaforma EU dedicata fino all’inverno 2025 (circa 100 bcm il fabbisogno annuo in caso d’azzeramento flussi Russi), la quota d`obbligo sarà del 15% delle necessità di storage per ciascun paese. Proposta anche la creazione di consorzi d`acquisto volontari tra i paesi membri.
C’è poi la creazione di un nuovo indice di prezzi benchmark per il mercato LNG già a partire da fine 2022.
Aumentano i limiti per i quali è richiesta la garanzia cash nelle operazioni di trading, e possibilità di utilizzare assets alternativi come collaterale.
Infine, rafforzamento obiettivi sulle rinnovabili, incluso accelerazione sui permitting.
Chi può trarne giovamento?
“Si tratta di misure nella giusta direzione”, argomentano gli esperti di Equita SIM. Da verificare l’effettiva introduzione di un cap al gas per la power generation, che implica un finanziamento pubblico per compensare le differenze di costo. “Fondamentali saranno, in particolare, i parametri di applicazione dei price caps (non noti). Le misure possono favorire la riduzione dei costi energetici ed il rischio sul ciclo dei pagamenti (attualmente il maggior problema per i retailers)”, aggiunge la sim milanese. Tra i maggiori beneficiari, a detta di Equita, ci sono Enel, Iren, A2A, Acea, Hera. Positivo anche per Erg in caso di accelerazione su RES e permitting. Sono ancora pending le decisioni sull`utilizzo di ulteriori fondi (dal REpowerEU o con meccanismi tipo SURE) a sostegno degli interventi nazionali (cruciali per ridurre il peso sui debiti pubblici).