Crisi: uscire dal tunnel? ecco cosa ne pensa il professore ed economista Vaciago
2013: ultima chiamata per uscire dal tunnel? Alla domanda ha risposto Giacomo Vaciago, economista e professore all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, durante il convegno organizzato da Assiom Forex.
Prima di tutto occorre analizzare la situazione attuale. L’Italia, secondo il professore, ha due grossi problemi da affrontare: non cresce da dieci anni e questo comporta che il reddito vitale atteso delle generazioni future sarà peggiore o uguale a quello delle generazioni precedenti, e la recessione dell’Eurozona. Ma il vero grosso problema del Paese e dell’intero Vecchio continente è che una unione monetaria concreta ancora non c’è. “Serviva un coordinamento ex ante – denuncia Vaciago – che significa fare cose diverse per uno stesso obiettivo comune e non fare tutti per forza la stessa cosa (cioè applicare misure di austerità). Finora c’è stato un coordinamento tardivo e insufficiente”.
Non solo. La ricetta per risolvere la crisi del debito sovrano proposta dall’Fmi in Grecia, così come negli altri Paesi, è stata sbagliata e sempre la stessa: austerity accompagnata da svalutazione. Ma anzichè attuare una svalutazione reale della moneta, questa volta si è applicata una “deflazione domestica”. Che significa? Si è cercato di recuperare competitività limitando il costo del lavoro, riducendo cioè la voce “prezzi salari”. Questo ha portato sì a un miglioramento della competitività e quindi delle esportazioni e della bilancia commerciale, ma allo stesso tempo ha aumentato la disoccupazione e ha aggravato la crescita strutturale, fattore chiave nel fatidico rapporto deficit/Pil.
E allora che fare? Le ricette possibili sono tre:
1) una grande svalutazione dell’euro con un aumento dell’inflazione. Secondo alcune stime l’inflazione in Germania potrebbe arrivare al 6%.
2) attuare ricette liberiste nei Paesi dell’Europa meridionale. “Ma proporre il liberismo in Paesi dove la disoccupazione è già altissima ci vuole un coraggio da leoni!”, commenta Vaciago.
3) la fine dell’euro. “Ma questa sarebbe davvero una soluzione plausibile?” si chiede Vaciago. “Non è giusto che un Paese possa entrare e uscire dall’euro come in una porta girevole d’albergo”, risponde. I benefici, secondo il professore, si vedranno nel lungo periodo e proprio su questi benefici bisogna ragionare e domandarsi perchè siamo entrati nell’euro, con quali intenzioni e in vista di quali benefici.
Vaciago una ricetta ottimale non ce l’ha. “I miracoli non si fanno! – dichiara il professore – Bisogna seguire quello che abbiamo iniziato e dunque far funzionare l’euro nel modo giusto”. E il modo giusto per lui consiste nel fatto che ogni Paese interiorizzi le virtù derivanti dalla moneta unica e si crei quella unione monetaria da cui deriverà un’unione bancaria e una banca centrale europea vera e indipendente.
“Sono moderatamente ottimista sullo scenario 2013 – conclude Vaciago – non prevedo la dissoluzione dell’euro a breve. Prevedo una situazione fragile, ma che potrebbe durare per anni”. Un punto di svolta, secondo Vaciago, potrebbe giungere con le elezioni in Germania, in agenda a settembre 2013. Un cambiamento nella politica tedesca potrebbe far saltare alcuni equilibri, tra cui quello con il presidente della Bce, Mario Draghi. Ma anche in questo caso, Vaciago assicura: “Ci scommetto che la Merkel venga rieletta e anche se non dovesse vincere, la Germania come Paese ha ormai capito quali benefici ha tratto dall’euro”.