La crisi che brucia l’Europa appiccherà fuoco al Portogallo? Domani l’asta della verità
Il giorno della verità è arrivato. Mancano meno di 24 ore al test che manderà Lisbona all’inferno o in paradiso. Domani il Tesoro portoghese emetterà bond a scadenza ottobre 2014 e giugno 2020 in un collocamento da 1,25 miliardi di euro che rappresenta l’ennesimo test per i fragili nervi degli investitori. La nuova asta di titoli a dieci anni si inserisce nel piano del governo di raccogliere sui mercati fino a 20 miliardi di euro quest’anno per far fronte alle scadenze dei titoli di stato e il bilancio.
Lisbona ha piazzato settimana scorsa un bond per 500 milioni di euro con scadenza a luglio offrendo un rendimento del 3,686% rispetto al 2,045% offerto nell’asta di settembre, ma solo l’anno scorso il governo lusitano sugli stessi titoli a sei mesi pagava appena lo 0,592% d’interesse. Per gli analisti non ci sono dubbi sul fatto che il Paese sarà costretto prima o poi a chiedere un salvataggio alla comunità internazionale come hanno fatto Grecia e Irlanda perché i costi per finanziarsi sui mercati continueranno a salire e la situazione diventerà insostenibile per Lisbona.
Negli ultimi quattro mesi il rendimento dei bond decennali portoghesi è salito dal 5,5% al 6,8%. Oggi c’è stata una nuova girandola di rassicurazioni. Lisbona ha “adottato misure sufficienti” per affrontare i suoi problemi finanziari, ha tuonato in serata la cancelliera tedesca Angela Merkel. “Ma la loro attuazione – ha spiegato la Merkel – richiede tempo e i loro risultati saranno evidenti solo in una fase successiva”. In precedenza il Primo Ministro portoghese Jose Socrates aveva riaffermato che Lisbona non ha bisogno di interventi di salvataggio da parte dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale.
Sulla carta a favore del Portogallo gioca il raggiungimento dell’obiettivo di un rapporto deficit/ Pil del 7,3% nel 2010 contro il 9,4% del 2009. Ma non è abbastanza per salvarlo dal pantano recessione in cui scivolerà quest’anno. La Banca nazionale del Portogallo ha, infatti, rivisto oggi al ribasso le previsioni di crescita per il 2011 tenendo conto dell’effetto delle misure di austerità antideficit decise dal governo e ha indicato che il Pil dovrebbe diminuire del 1,3% quest’anno.
L’istituto centrale aveva previsto in precedenza un livello di crescita zero nel 2011 per il paese. Solo nel 2012 il Portogallo dovrebbe tornare alla crescita con un +0,6%. Una revisione determinata soprattutto dagli effetti delle misure di risanamento del bilancio previste dalla finanziaria 2011, che devono ridurre il deficit quest’anno al 4,6%. Per gli analisti i dubbi in questa vicenda non ce ne sono . La crisi che brucia l’Europa probabilmente appiccherà di nuovo il fuoco e a bruciare sarà il Portogallo, che sarà messo nelle condizioni di chiedere aiuti al fondo dell’Unione europea/ Fondo monetario internazionale, sostiene il capoeconomista di Commerzbank Bernd Meyer.
L’esperto segnala che il primo cruciale test per gli emittenti della periferia del Vecchio Continente in queste due settimane verrà con molta probabilità superato ma le tensioni sono destinate a riproporsi più avanti. Solo ad aprile, avverte Meyer, il rischio per il Portogallo tornerà alto. “Pensiamo che le implicazioni della crisi del debito sovrano resteranno ampiamente confinate al settore finanziario europeo”, osserva. “Solo se un paese di grandi dimensioni come la Spagna finisse sotto il fuoco, l’attuale meccanismo salva-Stati mostrerebbe i suoi limiti e l’effetto potrebbe diventare più pronunciato sulle asset class. In caso dell’ultimo set di gioco, l’Eurobond potrebbe diventare l’opzione nucleare”.