Corte dei Conti: evasione problema grave in Italia. Impennata pressione fiscale al 53%
“L’evasione fiscale continua ad essere per il nostro Paese un problema molto grave, tra le cause delle difficoltà del sistema produttivo, dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente”. A denunciarlo il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampaolino, in audizione presso le commissioni Bilancio e Finanze della Camera dei Deputati, secondo cui il livello di pressione fiscale in Italia è fra i più elevati. Quella effettiva per la Corte si è impennata fino al 53%.
Giampaolino parla dell’evasione fiscale come di “un fenomeno dai contorni indefiniti, variamente articolato nella distribuzione territoriale e settoriale”. Poco più di un anno fa il Ministero dell’Economia e delle Finanze in un apposito gruppo di lavoro era giunto alla conclusione che sulla complessiva area dell’economia sommersa, il fenomeno dell’evasione fiscale ha raggiunto dimensioni rilevanti (fino al 18% del Pil), collocando il Belpaese al secondo posto nella graduatoria internazionale guidata dalla Grecia. “Ancora più recenti sono le stime effettuate dall’Agenzia delle Entrate, con specifico riferimento all’Iva e all’Irap“. “Per l’insieme dei due tributi, il vuoto di gettito creato dall’evasione stimato dall’Agenzia ammonterebbe nel solo 2011 ad oltre 50 miliardi“. Dal punto di vista territoriale, spiega Giampaolino, “il Sud e le Isole si presentano come le realtà ove è più intensa la “propensione all’evasione” (oltre il 40% l’Iva e oltre il 29% l’Irap), a fronte di livelli pressoché dimezzati nel Nord del Paese. Le differenze si invertono se, invece, si guarda ai valori assoluti: la maggior parte dell’evasione si concentra nelle aree del Nord-Ovest e del Nord-Est, nelle quali si realizza la quota più rilevante del volume d’affari e del reddito”.
Ma “le implicazioni del fenomeno emergono nettamente quando si va a calcolare la pressione fiscale ‘effettiva’, rapportando il carico impositivo solo al Pil ‘dichiarato’ al fisco, con esclusione della ricchezza non dichiarata (ma ricompresa, per stima, nel Pil ufficiale). Un esercizio di questo tipo, condotto depurando il Pil dell’ammontare stimato dei redditi evasi, ha consentito sia di correggere verso l’alto il livello della pressione fiscale (quella ‘effettiva’ si è impennata fino al 53%, dieci punti oltre quella ‘apparente’), sia di evidenziare un ampliamento della distanza dai partners europei (caratterizzati da tassi di evasione più contenuti).
La Corte dei Conti sottolinea che è nell’Iva che si ritrovano i principali fattori di rischio nel funzionamento del sistema tributario italiano. La peculiarità dell’Italia è stata recentemente sottolineata dall’Ocse: nel confronto internazionale, l’Italia si colloca al quart’ultimo posto, fra i trentatré paesi considerati, quanto a livello di efficienza del sistema Iva che la colloca a quasi poco più della metà della media dei paesi Ocse e con un deterioramento nell’ultimo decennio in netta controtendenza rispetto al medesimo livello medio.