Consumi fermi, Confcommercio ritiene necessario taglio tasse e riforme strutturali
I consumi reali in Italia sono fermi. Lo rimarca l’Ufficio Studi di Confcommercio che ha stimato che oggi ogni italiano dispone, a parità di potere d’acquisto, mediamente di 570 euro all’anno in meno rispetto al primo trimestre del 2007. Dal 2001, recita lo studio di Confcommercio, la crescita dei consumi pro capite si arresta (+0,1% annuo). Tra il primo trimestre del 2007 e il minimo del secondo trimestre del 2009, i consumi hanno subito una riduzione complessiva del 4,3%. “Considerando per il futuro una crescita della spesa reale pro capite superiore ai tassi sperimentati nel periodo pre-crisi – rimarca Confcommercio – alla fine del 2014 non avremo recuperato completamente neppure i livelli di inizio 2007”. Secondo il direttore dell’Ufficio Studi, Mariano Bella, oltre al naturale riflesso negativo in termini di benessere e tenore di vita il calo dei consumi ha un effetto bloccante sulla crescita economica, cioè del prodotto interno lordo. Il che, poi, implica la stagnazione del reddito e appiattisce ulteriormente la dinamica dei consumi. E’ un circolo vizioso dal quale dobbiamo uscire. Se manca lo stimolo proveniente dalla domanda interna e in particolare dai consumi – sottolinea il rapporto – le imprese non investiranno a sufficienza e non domanderanno nuovi lavoratori da impiegare nei processi produttivi.
La ricetta per far ripartire i consumi? Confcommercio ritiene necessario un abbassamento delle tasse su lavoratori e imprese e portare avanti le riforme strutturali, partendo da due problemi: la disoccupazione giovanile e il Mezzogiorno. Un terzo della perdita dei consumi è imputabile infatti alla disoccupazione.